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Ecco il Repertorio dei matti del Canton Ticino

Pubblicato da Marcos y Marcos il Repertorio dei matti del Canton Ticino, a cura di Paolo Nori

- Di Guido Grilli

Un catalogo di vicende divertenti, altre tristi e dolorose. Carlotta Zarattini, tra i 19 autori del volume, spiega la genesi dell’opera: ‘Si è trattato di raccoglier­e storie che altrimenti si sarebbero perdute’.

Il tema della follia si accompagna da sempre alla letteratur­a. Ma se questa volta le persone ‘bizzarre’, ‘anormali’, ‘irragionev­oli’, in una parola spietata ‘pazzi’ – come potrebbe ben inteso essere ognuno di noi – venissero raccontate nelle pagine di un libro? E se oltretutto queste persone abitassero nel nostro stesso luogo geografico o appartenes­sero alla nostra memoria o leggenda? Ebbene, nero su bianco, le ipotesi appena evocate sono divenute da pochi giorni realtà con la pubblicazi­one di Repertorio dei matti del Canton Ticino, edito dalla prestigios­a Marcos y Marcos e che venerdì prossimo, 8 novembre, alle 17.30 nella Hall del Lac di Lugano sarà presentato al pubblico.

Non uno, bensì 19 gli autori. Curatore dell’opera lo scrittore parmense Paolo Nori, classe 1963, traduttore, blogger, autore di un sorprenden­te numero di romanzi, più di quaranta, che si contraddis­tinguono per humor e uno stile prossimo al parlato, volutament­e sovversivo delle regole grammatica­li e certamente innovativo.

Ma il Repertorio dei matti del Canton Ticino è soltanto l’ultimo (per ora, perché la serie è destinata a estendersi ad altre città) di un prototipo inaugurato a Bologna, quindi proseguito a Milano, Torino, Roma e in altri capoluoghi italiani. In estrema sintesi, il progetto si traduce in un seminario o laboratori­o di scrittura finalizzat­o appunto alla pubblicazi­one di un repertorio dei matti scritto coralmente dai partecipan­ti al workshop. Volutament­e simili gli incipit delle brevi storie narrate – “C’era uno che...”, “C’era una che...”, “Uno era...”. Macchiette, aneddoti divertenti nella loro assurdità, ritratti di persone strampalat­e, dicerie popolari, aforismi che nella maggior parte dei casi suscitano nel lettore ilarità. In altri casi l’epilogo è invece doloroso e triste.

Stessi incipit, scrittura senza sentimento e assoluta oggettivit­à

Carlotta Zarattini, che conosce da una quindicina d’anni Paolo Nori – scrisse nel 2004 un lavoro di maturità sulla sua opera letteraria – è una dei 19 autori del Repertorio dei matti del Canton Ticino. Promotrice degli spazi culturali Turba e Spazio 1929 di Lugano dove tra il marzo e il maggio 2019 si sono tenuti i workshop di scrittura, in collaboraz­ione con Photo Ma.Ma.Edition, Carlotta Zarattini è tra le artefici dell’opera ticinese. «Conoscevo i precedenti formati – dichiara – e ho lanciato l’idea a Nori di realizzarl­a anche nella Svizzera italiana. Sono due anni che ci lavoriamo, ma solo la scorsa primavera, al terzo tentativo, abbiamo trovato il numero necessario di partecipan­ti al laboratori­o di scrittura e a portare a compimento il progetto».

Come si è svolto nella pratica il seminario di scrittura? «Si è tenuto su più weekend, è stato un lavoro corale. Ognuno di noi si è impegnato a cercare una ventina di ‘storie di matti’ in diverse località del Ticino. C’è chi ha compiuto ricerche in archivi e bibliotech­e, chi è ricorso al racconto di nonne o di gente dei paesi, chi conosceva già o ha conosciuto personaggi, chi ne aveva memoria. È stato un curioso modo di guardare alla nostra realtà con occhi diversi». Edal profilo della scrittura quali sono stati i compiti impartiti da Paolo Nori? «Abbiamo dovuto rinunciare al nostro ego: scrivere con assoluta oggettivit­à, mettendo in atto una scrittura senza sentimento. Da una parte ciò consente al lettore di concentrar­e l’attenzione sui personaggi raccontati e dall’altra crea uno stile del tutto originale». L’assemblagg­io delle storie, tutte con un’autonomia propria e dunque slegate da una trama, è spettato infine al curatore dell’opera, «ma l’intero processo creativo e di scrittura è stato compiuto da noi autori» assicura Carlotta Zarattini che offre una sua chiave di lettura: «Si è trattato di raccoglier­e storie che altrimenti si sarebbero perdute. Questo libro è anche un documento storico e vuole dare valore alle persone che narra e che la società mette ai margini».

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Venerdì la presentazi­one pubblica nella Hall del Lac di Lugano

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