Emergenza nazismo a Dresda
Berlino – Non è che un atto simbolico, ma è anche una fotografia precisa di che cosa sta accadendo in alcune parti della Germania: il Consiglio comunale di Dresda ha deliberato un Nazinotstand, uno “stato d’emergenza nazismo”. Il capoluogo della Sassonia, che ha visto nascere il movimento nazionalista antiislamico Pegida, è ora terra di conquista della nuova formazione-faro dell’estrema destra, Alterative für Deutschland (Afd), che nelle elezioni regionali di settembre ha ottenuto il 27,5% di voti. La risoluzione è stata approvata da 39 consiglieri comunali Verdi, post-comunisti (Linke), Liberali (Fdp) e socialdemocratici (Spd), mentre 29 vi si sono opposti. Contrario il partito cristiano-democratico (Cdu) di Angela Merkel, che ha denunciato “una mera politica dei simboli”.
La città della ex Ddr con la risoluzione si impegna in ogni caso a rafforzare la quotidiana cultura democratica e a proteggere meglio “minoranze e vittime di violenza di destra”.
Nel 2018 l’associazione ‘Raa Sachsen’ ha registrato nella sola Dresda sessanta episodi di violenze di estrema destra, in aumento rispetto ai 52 dell’anno prima.
Ma, a suo dire, si tratta di dati approssimati per difetto. L’ambiguità con cui si distanzia dalle espressioni più smaccatamente neonaziste fa di Afd il contenitore ideale per chi non voglia esporsi troppo, pur nutrendo tali idee. A 30 anni dalla caduta del Muro, sembra in qualche maniera avere ancora effetto la rimozione del passato nazista operata dal regime comunista che considerava “fascista” solo l’Occidente capitalista.
Così, mentre nella parte occidentale del Paese l’Afd raccoglie poco più dell’11% dei voti, a est fa il pieno. Non sarà emergenza, ma non c’è da stare tranquilli.