Ripensare il liberalismo
La parlamentare ticinese Natalia Ferrara ha recentemente pubblicato un libro sul pensiero politico liberale (‘Liberalismo’, Armando Dadò Editore). Siamo in un tempo in cui tutte le ideologie politiche sono in crisi: o perché ormai obsolete, spiazzate da un divenire così rapido e profondo che le rende inattuali, o perché ridotte a formule dogmatiche che sembrano più vicine a tabelloni pubblicitari che a un pensiero politico. Proprio per questo il libro di Natalia Ferrara giunge opportuno con le sue riflessioni sul liberalismo: perché non è un testo sull’ideologia, ma sul pensiero liberale, sui princípi e i valori che ne determinano il modo di pensare. Coerentemente con questa impostazione, l’autrice prende in esame i fattori di crisi che costituiscono oggi le maggiori minacce non solo per il liberalismo, ma per la democrazia stessa: i populismi e i sovranismi dilaganti, l’incertezza dell’informazione (…)
(…) nell’epoca della rete informatica e delle fake news, il sessismo, la tutela dell’ambiente, i fenomeni migratori e i problemi e le incognite che comportano… Ciascuna di queste analisi è condotta non in base a slogan declamatori, ma al fine di inquadrare e definire il problema in modo lucido e oggettivo: comprendere il problema è la condizione iniziale per elaborare soluzioni corrette ed eque. E una soluzione corretta non può essere faziosa o di parte, perché il dovere di uno Stato liberale e democratico è verso tutti i suoi cittadini, non verso una sola parte e a svantaggio di un’altra. Da questa impostazione di fondo deriva, ad esempio, l’esigenza di «sostenere uno Stato serio, non giocatore in campo contro l’economia di mercato, ma arbitro di un equilibrio sano tra le forze private e l’interesse pubblico preponderante. Che spesso è quello di tutelare la fascia più debole della società e permettere al cosiddetto ceto medio di vivere, e non di tirare a campare. Gli strumenti di aiuto non esistono tuttavia senza il benessere economico, che per prima cosa va generato».
Sono riflessioni di buon senso e richiami alla responsabilità – elementi che troppo spesso mi pare vengano trascurati, soprattutto in periodi di campagna elettorale, quando la pubblicità sembra prendere il posto dell’argomentazione e della progettazione politica. Giustamente l’autrice ricorda che il liberalismo, pur avendo a sua volta commesso degli errori (che nel libro vengono indicati e analizzati), ha però realizzato, anche nel Ticino, libertà, benessere, istruzione pubblica, giustizia sociale ed eguaglianza giuridica in misura maggiore che le forze politiche avversarie; e rileva lo scadimento attuale del confronto politico, quando esso si riduce a ingiurie e volgarità nei confronti dell’avversario.
Questa deriva, ormai denunciata da tanti studi apparsi di recente, è il maggiore fattore di crisi non solo del liberalismo, ma della democrazia in tutti i Paesi democratici; anche per questo il libro di Natalia Ferrara mi sembra utile, non solo a chi vota liberale, ma a ogni votante che voglia davvero esercitare i suoi diritti-doveri di cittadino. Ricordando e difendendo i valori e i princípi del liberalismo e indicando nella libertà il bene più prezioso, l’autrice annota che nel suo scritto ha voluto anche spiegare «non tanto chi sono quanto, piuttosto, cosa penso, anzi, come penso». Questa annotazione costituisce una sorta di fil rouge per la lettura del testo, ma non solo: è anche un richiamo a un’esigenza fondamentale per una vera partecipazione democratica. Sempre più gente vota “di pancia”, mentre le scelte politiche andrebbero fatte con la testa – una testa abituata a pensare nel modo più oggettivo e rigoroso possibile. Il che mi riporta alla mente un episodio della storia del Ticino che mi pare istruttivo anche nell’ora presente: nel 1852 Carlo Cattaneo, esule da Milano dopo la repressione dei moti liberali del ’48, tenne agli studenti del Liceo di Lugano, allora appena istituito, la lezione inaugurale. A conclusione del suo discorso, Cattaneo si rivolse così agli studenti: «Voi siete liberi. Ma a che vi gioverà la libertà di pensiero, se non avete pensieri?».
Direi che questo è anche l’insegnamento che si ricava dal libro di Natalia Ferrara.