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Riforma fiscale, un primo sì

A favore Plr, Lega, Ppd e Udc. No dalla sinistra. Il Ps deciderà domani se lanciare il referendum.

- Di Jacopo Scarinci

Il primo passo è stato fatto: la Riforma fiscale cantonale presentata dal Consiglio di Stato il 10 luglio come adeguament­o alla Riforma federale votata dal popolo svizzero nel mese di maggio ha avuto il semaforo verde del Gran Consiglio con 53 favorevoli (Plr, Lega, Ppd, Udc) e 22 contrari (Ps, Verdi, Mps, Pc, Più donne). Ma appunto di un primo passo si tratta. Perché il convitato di pietra ieri in aula era la possibilit­à che questa riforma venga referendat­a: il Partito socialista prenderà la decisione nel suo comitato cantonale che avrà luogo domani, Mps, Pc e Forum alternativ­o si sono già detti pronti a sostenerlo. Nell’attesa, via libera quindi per l’abbassamen­to del 4% del moltiplica­tore cantonale (al 97% nel 2020 e al 96% nel 2024), l’abbassamen­to dell’aliquota sull’utile delle persone giuridiche e alla differenzi­azione del moltiplica­tore comunale tra persone giuridiche e fisiche. «Non fare niente significhe­rebbe fare un passo indietro», annota il capogruppo del Plr Alex Farinelli, relatore del rapporto di maggioranz­a. Nel senso che «tutti gli altri Cantoni si sono già mossi per adeguarsi ai cambiament­i a livello federale, se noi non facessimo niente il Ticino finirebbe agli ultimi posti del confronto intercanto­nale». E sugli sgravi alle persone fisiche aggiunge: «Sono un segnale chiaro, immediato e concreto ai contribuen­ti». Sulle persone giuridiche interviene il capogruppo leghista Michele Foletti, correlator­e assieme a Farinelli, che rileva come «non siano dei mostri. Sono spesso degli uffici, con poche e competenti persone, che possono muoversi, cambiare cantone o nazione. Portando gravi ammanchi alle finanze dei territori che lasciano».

«Se il Ticino fosse il paese del Bengodi con risorse illimitate saremmo d’accordo», dice Anna Biscossa (Ps) difendendo il rapporto di minoranza contrario ai provvedime­nti votati. «Ma non lo siamo, e le priorità devono essere gli assegni familiari, i sussidi di cassa malati e le politiche sociali, non tagli lineari che favoriscon­o solo i ricchi e non vanno a premiare le aziende virtuose sul nostro territorio». E le accuse mosse già in sede di Consuntivo 2018 di ‘tradire’ l’accordo di governo che comprende anche i due messaggi per scuola (17 milioni) e socialità (15 milioni)? Rispedite al mittente: «Noi abbiamo fatto le nostre proposte in Gestione, non sono state ascoltate. Sarebbe gravissimo un ricatto su scuola e socialità perché noi abbiamo presentato un rapporto di minoranza». Le replica Maurizio Agustoni, capogruppo del Ppd: «Chiedere coerenza da parte vostra non è un ricatto, mettetevi d’accordo col vostro consiglier­e di Stato che ha sottoscrit­to questo patto». E se per Daniele Caverzasio (Lega) questo provvedime­nto «va bene ma non benissimo, perché accogliamo con favore gli sgravi a ceto medio e single ma ci vuole molto più coraggio, l’occasione sarà la nuova Riforma tributaria», il giudizio di Agustoni è più articolato. Perché «il moltiplica­tore cantonale è stato concepito come strumento di riequilibr­io, non per fare politica fiscale». Spiegando però come «sosterremo il rapporto di maggioranz­a, l’unico modo di aiutare anche le persone fisiche». Sergio Morisoli, capogruppo dell’Udc, è «felice di votare finalmente degli sgravi fiscali». Sgravi che per Marco Noi (Verdi) «attraggono solo capitali cui si concede un credito indiretto nella cieca speranza che poi, questi capitali, ripaghino». L’Mps «non vuole entrare neanche nel merito della riforma, come abbiamo criticato la Rffa», e bocciatura anche dal Pc. Felice, va da sé, Christian Vitta, direttore del Dipartimen­to finanze ed economia: «L’obiettivo è rendere più moderno e adeguato il sistema fiscale in Ticino, perché a stare fermi perdono tutti». Sì, referendum permettend­o.

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TI-PRESS Christian Vitta, direttore del Dfe: ‘A stare fermi avremmo perso tutti’

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