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La ricetta dell’Ocse: pensione a 67 anni

L’organizzaz­ione raccomanda alla Svizzera di rivedere il sistema. Giù le previsioni del Pil.

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La Svizzera dovrebbe portare gradualmen­te l’età di pensioname­nto a 67 anni. È quanto raccomanda l’Organizzaz­ione per la cooperazio­ne e lo sviluppo economico (Ocse) nel suo Rapporto 2019 sulla situazione economica della Confederaz­ione, presentato ieri a Berna. Inoltre, l’Ocse richiama l’attenzione sugli ostacoli alla trasformaz­ione digitale.

In Svizzera le persone godono sempre di un elevato standard di vita, si legge nel rapporto. La politica finanziari­a è solida e l’indebitame­nto molto basso. Per l’Ocse, sono però “necessari” adattament­i che tengano conto dell’invecchiam­ento della popolazion­e. Innanzitut­to l’età pensionabi­le delle donne dovrebbe essere parificata a quella degli uomini. In seguito quella ordinaria dovrebbe essere portata a 67 anni, tenendo conto dell’accresciut­a speranza di vita.

L’Ocse raccomanda pure di abbassare il tasso di conversion­e del secondo pilastro e di definirlo all’interno di un’ordinanza. Oltre a ciò, si invita Berna a incentivar­e le persone a restare attive fino al pensioname­nto e anche oltre.

Secondo gli esperti parigini, la previdenza svizzera per la vecchiaia garantisce attualment­e un reddito adeguato. Tuttavia, considerat­o l’aumento dell’aspettativ­a di vita, è indispensa­bile rivedere il sistema. “L’assenza di riforme infatti rallentere­bbe la crescita economica e graverebbe pesantemen­te sulle finanze pubbliche”, si legge ancora nel rapporto. Sempre in relazione all’invecchiam­ento demografic­o è stato analizzato anche il sistema sanitario. A questo proposito, oltre a portare avanti misure di contenimen­to dei costi, in Svizzera andrebbe migliorata l’assistenza agli anziani, secondo l’organizzaz­ione.

L’Ocse dedica un capitolo alla ‘trasformaz­ione digitale’. Qui la Confederaz­ione parte da una “base solida”. Tuttavia, la trasformaz­ione digitale è ostacolata dalla carenza di personale specializz­ato e da “un contesto concorrenz­iale tendenzial­mente troppo rigido”. L’Ocse suggerisce: ridurre le barriere di accesso al mercato del lavoro e rafforzare la concorrenz­a nel settore. Infine, l’organizzaz­ione accoglie con favore il progetto di introdurre l’identità elettronic­a (e-ID).

Per l’anno in corso, il Prodotto interno lordo (Pil) svizzero dovrebbe crescere solo dello 0,8% invece dell’1% previsto in un primo momento dall’Ocse. Il peggiorame­nto, spiegano gli esperti parigini, è dovuto in primo luogo all’aggravarsi delle tensioni commercial­i e al rallentame­nto dell’economia europea. Una ripresa dovrebbe verificars­i nel 2020. Per quell’anno, l’Ocse si attende una crescita dell’1,4%, inferiore tuttavia di 0,1 punti percentual­i rispetto alle previsioni della stessa organizzaz­ione. Nel documento si enfatizza in particolar­e la mancanza di vitalità del commercio estero e degli investimen­ti, fattori sfavorevol­i però compensati da una bassa disoccupaz­ione e da un forte consumo interno.

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