Erdogan esporterà i jihadisti in Europa
Ankara – La Turchia rimanderà nei Paesi europei d’origine i jihadisti dell’Isis catturati in Siria nell’offensiva contro i curdi. Dopo la minaccia di “inondare” l’Europa dei migranti e rifugiati trattenuti sul proprio territorio (in cambio di cospicui finanziamenti appunto europei), l’ultima sfida di Ankara è affidata al falco per eccellenza del governo di Recep Tayyip Erdogan, il ministro dell’Interno Suleyman Soylu: “Hanno messo in campo un nuovo metodo. Dicono: ritiriamo loro la cittadinanza, lasciamoli giudicare là dove si trovano. Deve essere una nuova regola del diritto internazionale”, ha accusato il ministro turco. L’alternativa praticata da Ankara, nuova anch’essa per il “diritto internazionale”, è quella di occupare un Paese straniero, prelevare i terroristi che vi sono detenuti, ed esportarli. Dopo aver consentito loro – va pur ricordato – di raggiungere i campi di battaglia siroiracheni per associarsi alle milizie inquadrate nel Califfato.
“Fino a questo momento – ha reso noto il governo turco – abbiamo catturato 287 membri di Daesh nel nord della Siria. Ci sono 45 cittadini turchi e 242 stranieri”.
Questi ultimi “si trovano nella zona di sicurezza” stabilita dell’esercito di Erdogan nel nord della Siria, a Jarablus, al Bab, Azaz e Afrin. Altri 1’200 affiliati al Califfato erano già detenuti nelle carceri turche. Anche tra loro ci sarebbero numerosi occidentali, compresi europei.
Pur sollecitati da tempo anche dagli Stati Uniti a riprendersi i propri foreign fighter catturati in Siria e Iraq, diversi Paesi europei hanno tolto il passaporto ad alcuni dei loro cittadini più scomodi, allontanando così gli obblighi giuridici e consolari nei loro confronti. Ad agosto, il Regno Unito aveva ritirato la cittadinanza a Jack Letts, alias Jihadi Jack, che aveva anche passaporto canadese. E pochi giorni fa la Francia ha fatto lo stesso con Faysal Air Messoud, doppia nazionalità marocchina, che aveva tentato di recarsi in zone di conflitto in Siria.