Carrozzo: ‘Non siamo disposti a farci trascinare giù da chi non vuole un futuro’
Un sospiro di sollievo per i 77 dipendenti di Lasa. La votazione favorevole, seppur attesa, ha lasciato sensazioni positive alla quarantina di lavoratori presenti ieri a Palazzo delle Orsoline, dove abbiamo incontrato Ivo Carrozzo, addetto alla sicurezza dello scalo e segretario della Commissione del personale della società.
Prima del voto, gli abbiamo chiesto con quali aspettative sono giunti a Bellinzona. «Con modestia, noi siamo i protagonisti di questa vicenda, i dipendenti di Lasa, tuttavia le vicissitudini ci hanno relegato al ruolo di semplici spettatori – risponde –. Non possiamo fare altro che continuare a fare il nostro lavoro e continuare a credere in ciò che facciamo. Con umiltà e fiducia nelle istituzioni, abbiamo accettato di fare da spettatori, di essere presenti oggi per ascoltare cosa dice la politica di questa vicenda». Cosa chiedete ai politici? «Unicamente che fra gli spettatori ci sono 77 dipendenti con le rispettive famiglie, che rischiano di perdere il posto di lavoro. Considerando i lavoratori dell’indotto generato dall’aeroporto, questo numero aumenta fino a oltre due centinaia di persone – osserva Carrozzo –. D’altra parte, siamo consapevoli che il servizio che rendiamo è utile a tutto il cantone, quindi non chiediamo soltanto un occhio di riguardo per i nostri impieghi. Siamo molto preoccupati anche per le altre occupazioni a rischio e per lo sviluppo del tessuto sociale, commerciale, economico, turistico e finanziario. Insomma, il Ticino senza aeroporto sarebbe fuori dalle mappe geografiche e noi non vorremmo che questo scenario capiti e chiediamo che la politica tenga conto di tali preoccupazioni». La vostra presenza è una maniera per fare pressione sulla politica? «La politica alla fine la facciamo un po’ tutti. In Svizzera, Paese democratico ognuno può far sentire la propria voce. Sì, stiamo facendo politica, una politica che è del popolo noi ne facciamo parte. Non siamo disposti a farci trascinare giù né come dipendenti né come cittadini da gente che non vuole un futuro per l’aeroporto. Bisognerebbe che la politica consideri lo studio dei massimi esperti in aviazione civile dell’Università di San Gallo».