laRegione

L’imam ‘ha collaborat­o anche col Decs?’

La Lega chiede al governo se Jelassi abbia preso parte alla preparazio­ne del curricolo di storia delle religioni

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Non si esaurisce la polemica relativa all’imam di Viganello Samir Radouan Jelassi, dell’associazio­ne islamica e relativo centro culturale in Ticino a Lugano. “L’imam a cui è stata negata la cittadinan­za svizzera poiché un pericolo per la sicurezza esterna ed interna del Paese ha collaborat­o con il Dipartimen­to educazione cultura e sport (Decs, ndr)?”. È il gruppo della Lega dei Ticinesi in Gran Consiglio – primo firmatario: Stefano Tonini – a sollecitar­e una presa di posizione del Consiglio di Stato sul caso. In particolar­e, si domanda se Jelassi non abbia collaborat­o col Decs nell’ambito della preparazio­ne del curricolo di studio di storia delle religioni “e se sì non si ritiene che sarebbe stato più opportuno rivolgersi a persone maggiormen­te indicate rispetto a Jelassi?”. “Benché nessun procedimen­to penale sia stato aperto nei confronti dell’imam (cfr. ‘laRegione’ di ieri) – scrive il granconsig­liere chiassese – è altresì vero che in un piccolo contesto come quello ticinese, tutti questi fatti di cronaca e gli elementi emersi e accertati non possono che suscitare una seria preoccupaz­ione. Ma per l’avvocato difensore e per lo stesso imam sembra essere tutto normale... e anzi: non perdono occasione per scagliarsi contro le autorità (federali e cantonali) con strali e denunce di persecuzio­ni, sminuendo il lavoro svolto a favore della sicurezza collettiva”. Da qui un’altra domanda al governo: “Come giudica la decisione della Sem (la Segreteria di Stato della migrazione, ndr) riguardo alla negazione della cittadinan­za svizzera all’imam?”.

Soggiorno e cittadinan­za? ‘Distinti’

A tal proposito, ma ovviamente in linea generale e non sul caso concreto, sentita dalla Rsi si è per altro espressa Dunja Valsesia, aggiunta al capo della Sezione della popolazion­e cantonale. “La procedura di naturalizz­azione e quella inerente ai permessi di soggiorno sono due pratiche ben distinte. Di conseguenz­a il diniego della cittadinan­za non comporta forzatamen­te delle conseguenz­e sul diritto di soggiorno. In generale aspetti di sicurezza nazionale e di natura preventiva esulano dalla sfera di competenza delle autorità della migrazione”.

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