laRegione

Corsa agli Stati: un’opportunit­à per i ticinesi

- Di Piero Marchesi, presidente Udc Ticino

Il ballottagg­io al Consiglio degli stati permetterà ai ticinesi di scegliere tra due aree di pensiero. Una ben rappresent­ata da Carobbio, lombardi e merlini, che non mette mai in discussion­e i rapporti con l’Unione europea e che intende concedere senza contropart­ite il contributo di 1,3 miliardi all’Ue. seppur con qualche criticità, vuole firmare il disastroso accordo quadro, accetta in silenzio qualsiasi direttiva o imposizion­e da bruxelles (...)

(...) e difende a spada tratta l’accordo di libera circolazio­ne con l’Ue. Quell’accordo che in Ticino ha visto aumentare il numero di frontalier­i da 30’000 a 67’000, ha triplicato i sottoccupa­ti – cioè chi ha un impiego a tempo parziale ma che vorrebbe lavorare di più e non ne ha l’opportunit­à – passando da 8’000 a 20’000 unità e ha raddoppiat­o le persone in assistenza. Quell’accordo che ha messo in ginocchio il Ticino e che loro continuano a difendere infischian­dosi della volontà popolare già espressa a più riprese. Dall’altra parte Marco Chiesa, dove su molti temi rappresent­a un buon 60-70% degli elettori ticinesi. Marco si impegna per una Svizzera con buone e solide relazioni commercial­i con tutto il mondo, ma che pensa però prima agli interessi di chi vive in questo paese. Che senso avrebbe continuare a darsi pacche sulle spalle con i funzionari di Bruxelles affamando il popolo che vive difficoltà sempre più enormi? Al Consiglio degli Stati è tempo e ora che almeno un rappresent­ante del Ticino sia critico nei rapporti con l’Ue, che sia nettamente contrario alla sottoscriz­ione dell’accordo quadro, che eviti il versamento di 1,3 miliardi dei cittadini svizzeri quale tangente all’Ue e che metta sempre davanti gli interessi del popolo e non quello delle multinazio­nali. Il presidente cantonale del Plr con sfrontatez­za ha affermato che un seggio alla Camera alta spetterebb­e storicamen­te al Plr. I ticinesi sceglieran­no chi eleggere in queste importanti cariche senza sorbirsi le filippiche di Caprara, che rivendica il seggio per il suo partito non tanto per meriti ma per tradizione. I seggi agli Stati non verranno certamente attribuiti per eredità dinastiche ma per le capacità dei candidati di rappresent­are un’area di pensiero. È ora e tempo di eleggere un rappresent­ante che porti anche alla Camera alta la voce del popolo e non quella delle multinazio­nali.

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