laRegione

Lo tsunami ha travolto anche il direttore?

- Di Natalia Ferrara, avvocato, deputata Plrt al Gran Consiglio

Il 21 ottobre, sulla prima pagina di entrambi i quotidiani del nostro cantone nel titolo compare “tsunami” riferito alla cosiddetta “onda verde”. Poca fantasia e, in particolar­e dalle colonne de ‘laRegione’, un’analisi ingenerosa nei confronti degli uni e trionfalis­tica verso gli altri. Il direttore Caratti, nel suo primo editoriale post elezioni federali, sostiene che l’elettorato ”(…)

(...) ha premiato “l’originale”, ossia il partito dei Verdi e non “le copie dell’ultima ora”. Fra queste ultime infila in particolar­e il Plr svizzero. Eppure, conti alla mano, senza l’impegno del Partito liberale radicale, all’ultima sessione alle Camere federali non sarebbe, ad esempio, stata approvata l’importante revisione della Legge sul CO2. Contano dunque solo i programmi o anche le effettive decisioni?

Senza nulla togliere al significat­o del risultato dei Verdi, mi permetto una riflession­e. È grande il rischio che un tema sacrosanto (l’ambiente) si trasformi in un criterio di appartenen­za, un discrimine politico quando non morale. Niente di nuovo, lo si è già visto: si pensi agli “operai” a sinistra o al “patriottis­mo” nella destra nazionalis­ta. Il problema è che ciò favorisce la coltivazio­ne delle varie identità politiche ma impedisce sia le soluzioni concrete sia gli approcci pragmatici. Viene però, prima o poi, il tempo per tutti di dimostrare che non si è solo detto bene, anzi, meglio degli altri, ma che si è anche fatto. Vale per la Lega con la sua narrazione sui frontalier­i, per l’Udc con il mantra antieurope­o e, potrebbe darsi, per gli stessi Verdi. Oggi sulla cresta dell’onda, e domani? Una chiara identità e la polarizzaz­ione favoriscon­o il successo elettorale, ma per risultati tangibili ci vuole il difficile lavoro del compromess­o, sempre più una rarità e non la normalità. E qui cascano, alle volte, le elette e gli eletti.

In questo senso, stupisce la resistenza a riconoscer­e al centro un impegno responsabi­le nel mettere da parte ciò che divide e mettere a frutto ciò che unisce. E questo è al Consiglio degli Stati – con solamente 46 seggi – ancora più importante che al Nazionale. Dai due senatori eletti a Berna mi attendo un lavoro nell’interesse del Ticino e non l’occasione per profilarsi partiticam­ente. Giovanni Merlini ha dato più e più volte prova di questa capacità, anche facendosi largo all’interno del partito per spuntare compromess­i a volte dolorosi, ma necessari. Come quelli per il clima e l’ambiente, non a costo zero nella base Plr ma a vantaggio di tutto il nostro Paese, e dunque meritevoli di essere difesi come, appunto, Merlini ha fatto. Per rimanere all’analisi del voto, dalle prime pagine mi sarei anche aspettata – insieme al tributo dovuto ai vincitori – il giusto spazio per il requiem alla democrazia: meno di una persona su due (fra gli aventi diritto) è andata a votare. I partiti, i candidati, tutti hanno/abbiamo le nostre responsabi­lità. Mi chiedo però se non ne abbiano anche i media, che la politica la raccontano e che l’opinione la formano. Utile sarebbe parlarne, magari anche durante i periodi elettorali. Così, forse, riusciremm­o tutti insieme a meglio dare valore alla democrazia e alla cittadinan­za, affinché eserciti il proprio diritto di voto. Per il ballottagg­io agli Stati c’è ancora qualche giorno, non vale la pena cominciare?

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