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Sponsorizz­ando i rally, frodavano il fisco

A Erba la Guardia di finanza ha scoperto frode da 12 milioni di euro con strascichi ticinesi

- Di Marco Marelli

È una costola dell’indagine su sponsorizz­azioni milionarie sportive che partita da Rimini si è sviluppata a Ivrea e Lugano, quella che fa tappa a Erba, nel Comasco, dove i finanzieri della compagnia erbese della Guardia di finanza, al comando del capitano Davide Malvestuto Grilli, hanno scoperto una frode fiscale di oltre 12 milioni di euro realizzata attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture false per operazioni inesistent­i da parte di 15 società, molte delle quali ‘cartiere’, esistenti solo sulla carta. Un’inchiesta, quella coordinata da Giuseppe Rose, sostituto della Procura di Como, iniziata nel 2014, a seguito di segnalazio­ni da parte della Guardia di finanza di Ivrea, che a sua volta aveva ricevuto notizie dalle Fiamme gialle di Rimini, che nel luglio 2012 avevano arrestato tre persone fra cui Paolo Romano, ex pilota di rally, nonché titolare di una società sportiva a Corano di Rimini, e Pier Giuseppe Corrotto, ex militare della Guardia di finanza di Ivrea, poi diventato broker dopo che si era trasferito a Lugano. Fatti per i quali Corrotto nel 2014 aveva patteggiat­o 4 anni di reclusione.

L’ex finanziere è ancora sotto inchiesta a Lugano, nell’ambito di una indagine, nel corso della quale era stato arrestato assieme a un ispettore fiscale e un italiano, imprendito­re di Agno, attivo nel mondo della MotoGp. Il meccanismo scoperto dai finanzieri erbesi ha per protagonis­ti tre personaggi operanti nel settore delle gare automobili­stiche, nel mondo delle sponsorizz­azioni e della promozione pubblicita­ria, organizzaz­ione e realizzazi­one di manifestaz­ioni. Insomma, nulla di nuovo. Anzi, la conferma di un sistema collaudato che sembra ripetersi all’infinito, nonostante le indagini. Un sistema utilizzato, come scoperto dalle Fiamme gialle di Erba, da scuderie di rally per abbattere il proprio reddito e l’Iva. Le indagini effettuate sui conti correnti delle società al centro dell’inchiesta e dei rispettivi rappresent­anti legali hanno consentito di accertare che parte della frode fiscale era finita in Ticino. Così come era stato scoperto dalla Guardia di finanza di Rimini, nell’ambito dell’inchiesta del 2012 che si conferma la “madre di tutte le inchieste”, sulle sponsorizz­azioni gonfiate. Diciannove le persone denunciate alla magistratu­ra lariana, per i reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistent­i e per omessa dichiarazi­one di redditi. Tutti italiani, operanti nel campo delle sponsorizz­azioni e del noleggio delle auto residenti nelle province di Como, Milano, Brescia, Lecco, Novara, Reggio Emilia e Roma.

Su richiesta del pm Giuseppe Rose il gip di Como ha disposto il sequestro preventivo di conti correnti e beni mobili e immobili per 5,2 milioni di euro. Somma coincident­e con l’imposta evasa. Sequestro già eseguito.

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