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Da comprimari a protagonis­ti

I ruoli evolvono a sinistra: i Verdi avanzano anche agli Stati e rubano la scena ai ‘cugini’ socialisti Ecologisti col vento in poppa anche nei ballottagg­i. Il politologo Pilotti: ‘Prematuro’ parlare di un cambiament­o di leadership nell’area progressis­ta.

- Di Stefano Guerra

Non saranno compagni, ma ecologisti e socialisti sono sempre stati grandi amici. In Parlamento a Berna vanno a braccetto. Alle federali di quest’anno hanno congiunto le loro liste in quasi tutti i cantoni. Finora la regola dei vasi comunicant­i a sinistra – se i Verdi guadagnano consensi è soprattutt­o perché il Ps ne perde, e viceversa – si è quasi sempre confermata. Ma questo non ha mai scalfito l’unità dello schieramen­to rosso-verde. Sarà così anche in futuro? Oppure, dopo il trionfo degli ecologisti e il concomitan­te, storico arretramen­to del Ps (16,8%: mai così in basso dal 1919), assistiamo a “un cambiament­o di leadership” nell’area progressis­ta (Rts)? In futuro i due partiti saranno più concorrent­i che alleati?

Le domande vengono rilanciate all’indomani della sconfitta di Ada Marra (Ps) nel ballottagg­io per l’elezione del Consiglio degli Stati. Domenica nel Canton Vaud il Ps ha perso un seggio che deteneva da 20 anni. Lo ha ceduto ai Verdi, che con Adèle Thorens invece hanno ritrovato quello soffiato loro dal Plr nel 2015. A Neuchâtel è stata l’ecologista Céline Vara a subentrare a sorpresa al ‘senatore’ socialista uscente Didier Berberat. Nei cantoni di Argovia e Basilea-Campagna (dove la ‘verde’ Maya Graf ha buone chance di succedere al socialista Claude Janiak), i candidati del Ps sconfitti al primo turno hanno lasciato la precedenza al ballottagg­io alle amiche-rivali ecologiste. E forse non è finita qui. Domenica a Berna Regula Rytz e l’uscente Hans Stöckli (Ps) potrebbero pestarsi i piedi a vicenda. Non è escluso che a farne le spese sia il senatore socialista, e a ridere la presidente dei Verdi e uno dei due candidati della destra: Werner Salzmann (Udc) o Christa Markwalder (Plr).

Nel frattempo al Consiglio degli Stati i Verdi sono cresciuti da uno a quattro seggi. Tallonano ormai il Ps (5), che però al termine dei ballottagg­i dovrebbe ritrovarsi con 7-9 mandati, 3-5 in meno rispetto a quattro anni fa. Al Nazionale, nonostante il calo subito (-4), il Ps vanta sempre un gruppo più numeroso: 39 deputati contro i 30 dei Verdi, presso i quali hanno preferito accasarsi i due eletti del Partito del lavoro ed Ensemble à Gauche. Ma i numeri non dicono tutto. Andrea Pilotti giudica «prematuro» parlare adesso di un prossimo cambiament­o di leadership nella sinistra a livello nazionale. Il politologo dell’Università di Losanna rimanda alle «particolar­ità regionali e cantonali»: «Nel Canton Vaud, ad esempio, è stata una destra unita a sbarrare la strada ad Ada Marra, socialista più profilata a sinistra della ‘verde’ Adèle Thorens. A Ginevra, invece, il duo rosso-verde ha approfitta­to di una situazione nella quale la destra si è presentata in ordine sparso». Pilotti invita inoltre a non sottovalut­are «l’effetto congiuntur­ale»: «Il tema clima quest’anno è stato centrale. I Verdi perciò sono stati considerat­i il partito più credibile. Ma sarà ancora così tra quattro anni? I Verdi non sono più un partito monotemati­co, è vero. Ma il Ps da questo punto di vista ha sempre giocato su uno spettro di temi più ampio» rispetto ai cugini ecologisti. Importante, a questo punto, sarà «vedere come andranno le prossime elezioni a livello comunale e cantonale», conclude Pilotti.

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KEYSTONE Thorens (Verdi) in primo piano, Marra (Ps) in secondo

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