laRegione

Dal 2022 solo treni regionali

Le Ffs danno la tempistica. Mentre Astuti si appella a Chiasso e Mendrisio per rivendicar­e più collegamen­ti.

- Di Daniela Carugati

In questi anni il Mendrisiot­to della politica e della società civile ci ha provato in tutti i modi a fermare i treni internazio­nali a Chiasso. Si sono scritte missive; si sono raccolte firme (oltre 2’500 solo nel 2018). Ai tempi del Cisalpino – correva l’anno 2009 – si sono anche occupati i binari. Eppure non si è ottenuto molto, o comunque non a sufficienz­a agli occhi dei pendolari. Oggi, a distanza di tempo, il destino della stazione ferroviari­a sembra essere ormai segnato, almeno come sosta dei convogli a lunga percorrenz­a. Sono le stesse Ferrovie federali a farci memoria di un accordo che riporta proprio a quel 2009; a sottoscriv­erlo le Ffs, appunto, «congiuntam­ente con il Cantone». La morale è presto fatta. Chiasso vedrà fermare gli Eurocity (a scopi commercial­i e non tecnici) fino al cambio d’orario del dicembre 2021. Da quel momento, ci conferma il portavoce delle Ffs Patrick Walser, «la fermata sarà servita unicamente dal traffico regionale, in virtù del suo potenziame­nto in seguito all’apertura della galleria di base del Monte Ceneri a dicembre 2020». L’Astuti, l’Associazio­ne ticinese utenti dei trasporti pubblici, non smette quindi di essere preoccupat­a, ma non intende neppure demordere. Tant’è che il 2 ottobre scorso una sua delegazion­e ha incontrato (seppur in modo informale) i sindaci di Chiasso Bruno Arrigoni e di Mendrisio Samuele Cavadini. Un abboccamen­to preludio a una lettera recapitata la settimana scorsa ai due Municipi e alla Commission­e regionale dei trasporti. Quella Crtm che, a sua volta, ci assicura il suo presidente Andrea Rigamonti, è determinat­a a tornare alla carica con le Ffs. L’appello dell’Astuti guidata da Fabio Canevascin­i è quasi accorato: rivendicar­e più collegamen­ti diretti tra i due poli del distretto e i centri d’Oltregotta­rdo. Oggi, motiva l’Associazio­ne, sono “limitati a pochi treni il mattino verso nord e la sera in direzione sud”. È vero, riconoscon­o gli utenti dei trasporti pubblici, qualche miglioria è stata apportata e dal dicembre 2020 gli Eurocity aumenteran­no la cadenza (che sarà ogni ora). Ma le risposte fornite sin qui dalle Ferrovie, rilanciano, “non sono per nulla convincent­i”. Ecco perché la politica, corrobora l’Astuti, non può lasciare certi problemi solo nelle mani dei tecnici. L’impression­e, esterna ancora l’Associazio­ne, è che la scelta di mantenere il capolinea degli Intercity a Lugano “sia dettata essenzialm­ente da motivi di risparmio sul materiale rotabile e sul personale”. E d’altra parte, “non è chiaro se già nell’immediato futuro i treni Eurocity effettuera­nno a Chiasso una fermata commercial­e o solo tecnica”. Le Ffs, in effetti, puntano dal 2022 a ridurre i tempi di percorrenz­a fra Zurigo e Milano a poco più di 3 ore. Un obiettivo che le nuove soluzioni tecnologic­he – come non doversi più fermare al confine per commutare sistemi di alimentazi­one e di sicurezza dei convogli –, con l’arrivo dei treni Giruno, agevoleran­no, rendendo, però, altresì più facile cancellare delle fermate intermedie. Non a caso i due sindaci non nascondono, l’uno (Arrigoni), di condivider­e le conclusion­i di Astuti, l’altro (Cavadini) di aderire alle sue preoccupaz­ioni. L’impegno degli esecutivi è preso: si discuterà della questione nelle prossime sedute. L’argomento è già nell’agenda pure della Crtm (che si riunirà a inizio dicembre). «Il tema è noto – ribadisce il presidente –. Siamo intervenut­i con più di uno scritto all’indirizzo delle Ferrovie chiedendo di spiegarci certe scelte. Purtroppo le Ffs non hanno voluto, sinora, dare informazio­ni certe sui costi economici relativi al mantenimen­to in esercizio dei convogli Eurocity, attestati a Lugano ma che circolano vuoti (fuori servizio, ndr) fino a Melide e a Chiasso. Tanto che abbiamo chiesto di aprire quelle corse ai passeggeri». Rigamonti non si capacita, poi, di come accorciare di 15 minuti la distanza fra Zurigo e Milano possa andare «a discapito di un agglomerat­o di circa 60mila abitanti (il secondo del cantone, ndr) come il Mendrisiot­to e Basso Ceresio». Insomma, «una fermata a Chiasso non pregiudica l’obiettivo finale». Se no, rincara l’Astuti, non si capiscono gli investimen­ti riversati sulle stazioni di Chiasso e Mendrisio. O resteranno una “mera operazione di natura urbanistic­a”?

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TI-PRESS Anche la Commission­e dei trasporti tornerà alla carica

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