‘È un hockey che mi piace’
Da Krefeld la carica giusta per riattaccare la spina. Bertaggia: ‘Il Mondiale in Svizzera? Sarebbe un sogno per me’.
Lugano – Di tempo per tirare il fiato, in questa decina di giorni di tregua dal campionato, ne ha avuto poco. Ma quello che si appresta a rituffarsi anima e corpo nella realtà bianconera è un Alessio Bertaggia decisamente su di giri, rinfrancato da una settimana con la Nazionale che gli ha riservato molte soddisfazioni. Oltre che permettergli di portare a 6 reti il bottino personale in rossocrociato, quota raggiunta con appena dodici gettoni di presenza. Mezzo punto a partita giusto giusto: davvero niente male come media... «Stanco? Se dicessi di no mentirei – premette il numero 10 dei bianconeri, il ‘veterano’ della selezione portata a Krefeld da Fischer –. Ma anche questi sforzi supplementari fanno parte del gioco, e per uno sportivo di punta rientrano nella norma. Chiusa la parentesi della Nazionale, e dopo una giornata ‘light’ (ieri solo teoria, un po di fisioterapia e allenamento individuale, ndr), sono pronto a calarmi nuovamente nella realtà del campionato, e a farlo al cento per cento delle mie forze». Proprio quello che ci vuole per dare un colpo di mano ai compagni in bianconero, salutati in scia a una mini serie negativa di tre sconfitte: cosa ti porti appresso dalla Deutschland Cup? «Vestire la maglia rossocrociata per me è sempre un onore. È stata una bellissima esperienza, finita per giunta nel migliore dei modi. È stata anche l’occasione per vedere e rivedere volti che, altrimenti, durante la stagione incontri sì, ma come avversari, e non è certo la stessa cosa. Quello visto all’opera in Germania è un bellissimo gruppo di ragazzi, e pertanto non posso che essere contento di questa esperienza». Un gruppo comprendente pure un altro bianconero: Luca Fazzini. «Fa sempre piacere vivere questo genere di esperienze con un compagno di squadra. Con Luca abbiamo pure diviso la camera: forse lui avrà fatto un po’ fatica a prendere sonno, visto che io la notte russo...».
Per te, quella di Krefeld, comunque, è stata un’esperienza ottima (e prolifica) anche sul piano personale: «Con i miei compagni di linea in rossocrociato, il mio compito primario è quello di evitare di subire reti. È dunque un po’ diverso rispetto quanto mi viene chiesto a Lugano. Ma ciò non toglie che le occasioni arrivino, e quando accade, devi cercare di sfruttarle al meglio. In Germania è andata bene, e non posso che esserne contento. Contento di me e del mio rendimento è pure stato Fischer, che mi ha detto di continuare così». Con la Deutschland Cup hai insomma fatto il primo passo nella giusta direzione di una stagione in rossocrociato che ha come suo punto culminante i Mondiali in Svizzera... «Logicamente uno dei miei sogni è quello di poter giocare un Mondiale. Se dovesse essere quello in Svizzera meglio ancora: cercherò di sfruttare al massimo le opportunità che avrò poi vedremo quali saranno per il selezionatore i giocatori più meritevoli».
Come spieghi il tuo alto rendimento in rossocrociato? «Quello è un hockey che mi piace molto, congeniale alle mie caratteristiche; più intenso e più fisico. E in più mi identifico molto bene nel sistema di gioco portato avanti da Fischer, che ha molte analogie con quello di Kapanen. Questo mi dà il vantaggio di non necessitare di particolari adattamenti». Adesso, però, c’è il campionato a cui pensare. E allo Zurigo, a cui il Lugano rende visita oggi: «È una ripresa col botto per noi. I Lions stanno attraversando un ottimo momento: sta a noi trovare il modo per fare loro lo sgambetto».