Se saltelli
Da quando gioca a calcio, Mario Balotelli deve fare i conti con la discriminazione razziale: lanci di banane, versi scimmieschi, insulti e cori. È successo anche a inizio novembre a Verona, nota per l’orientamento di estrema destra degli ultrà dell’Hellas («Le camere a gas non sono mai esistite / e se sono esistite erano gialloblù»; «siamo una squadra fantastica / fatta a forma di svastica»: questi alcuni dei cori che chiunque ci abbia vissuto avrà dovuto sentire, non solo allo stadio). Naturalmente le società di calcio italiane non hanno mai fatto nulla per contrastare questo fenomeno, attente come sono a non infastidire il tifo (o crimine?) organizzato. Figuriamoci la politica. Così quando Balotelli, furente per i cori, ha calciato via la palla sugli spalti del Bentegodi, il sindaco di Verona Federico Sboarina è intervenuto in prima persona: no alla «gogna mediatica inaccettabile» contro la città. Viene da chiedersi come si possa confondere una città coi suoi hooligan, come si è chiesta Giulia Siviero sul ‘Post’. D’altronde Sboarina prende in curva molti dei suoi voti: è uno di quei ‘butèi’ tutti trasferte, pseudocattolicesimo e omofobia un tanto al chilo.
«Se saltelli muore Balotelli» è un altro dei cori di certe tifoserie, non solo a Verona. Poi la giustizia sportiva fa qualche multa, la procura apre inchieste. Ma i cretini saltellano ancora.