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‘Canicola, gli ospedali la fronteggia­no così’

Il Consiglio di Stato risponde a Filippini. La deputata dell’Udc: si può fare di più.

- Di Andrea Manna

In Ticino “gli istituti ospedalier­i, tenuto conto dei mezzi di cui dispongono, affrontano l’emergenza canicola nel migliore dei modi”. Nero su bianco, è quanto assicura il Consiglio di Stato rispondend­o nei giorni scorsi a un’interrogaz­ione, inoltrata agli inizi dello scorso luglio, con la quale la parlamenta­re democentri­sta Lara Filippini chiedeva informazio­ni su come strutture dell’Ente ospedalier­o cantonale (Eoc) e cliniche private fanno fronte alle ondate di grande caldo a tutela dei ricoverati. Negli ospedali dell’Eoc, premette il governo, “gli impianti di condiziona­mento non sono stati previsti al momento della costruzion­e, per la maggior parte alcuni decenni orsono”. A questa situazione, aggiunge, si cerca di porre rimedio in occasione di ristruttur­azioni o risanament­i, anche se “l’installazi­one di impianti di climatizza­zione non sempre è possibile per ragioni struttural­i, né risulta la soluzione più adeguata”. A tutt’oggi, spiega il Consiglio di Stato, per contrastar­e le ondate di caldo “vi sono impianti di raffrescam­ento in alcune parti degli ospedali o si attivano dei sistemi di immissione di aria fresca oppure si posano dei ventilator­i nelle camere, in sostituzio­ne dei condiziona­tori, ritenuti potenziali diffusori di microbi e/o funghi, dovuti all’umidità dell’acqua di condensa”. Peraltro, ricorda il governo, “una differenza troppo marcata fra temperatur­a esterna e interna può essere causa di malesseri per i pazienti ma anche per collaborat­ori e visitatori”. L’aria condiziona­ta “è istallata laddove ritenuta indispensa­bile, come ad esempio nelle sale operatorie, nelle camere di isolamento e nei laboratori”. Riguardo alle cliniche private, in generale, scrive il Consiglio di Stato, “vengono adottate più soluzioni anche all’interno di una stessa struttura, con la presenza di sistemi di raffrescam­ento o di impianti di aria condiziona­ta in alcune camere, negli spazi comuni e nei corridoi. Per le camere che non benefician­o di una delle due possibilit­à, si utilizzano ventilator­i o condiziona­tori mobili”. Non va poi dimenticat­o che “in tutti gli istituti, l’uso opportuno di tapparelle e tende parasole contribuis­ce a mantenere le temperatur­e sotto controllo”. Il governo ritiene dunque che “la situazione sia gestita in modo adeguato e debba comunque essere lasciata alla competenza e all’autonomia dei singoli nosocomi”.

La risposta del Consiglio di Stato «non mi convince più di tanto: secondo me si potrebbe e si dovrebbe fare di più», dice alla ‘Regione’ Lara Filippini. «D’estate nei giorni di grande caldo ho visto negli ospedali diverse persone portare, loro, ventilator­i a parenti o conoscenti ricoverati – sostiene la deputata dell’Udc –. Mi sono informata presso più ditte che lavorano anche con case per anziani e oggi esistono degli impianti di aria condiziona­ta con dei filtri particolar­eggiati per evitare la circolazio­ne di batteri».

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