laRegione

Psichiatri­a a domicilio

Soddisfazi­one per i risultati parziali del progetto pilota dell’Osc in corso nel Bellinzone­se e valli

- di Samantha Ghisla

In poco più di 3 anni sono stati curati oltre 400 pazienti grazie a un’équipe medica che si sposta sul territorio

È un vero e proprio reparto della Clinica psichiatri­ca cantonale (Cpc), con la particolar­ità però di non disporre fisicament­e di letti nella struttura di Mendrisio. Com’è possibile? I pazienti dormono e trascorron­o le giornate a casa propria pur continuand­o a ricevere le cure necessarie. È questa la principale novità dell’Acute Home Treatment, un progetto pilota avviato ad aprile 2016 su un campione di pazienti residenti nel Bellinzone­se e nelle valli dell’Alto Ticino: oltre 400 quelli che vi hanno partecipat­o finora. Una prova che, grazie a una ricerca in corso da parte di un team della Supsi in collaboraz­ione con l’Organizzaz­ione sociopsich­iatrica cantonale (Osc), permetterà di capire vantaggi e svantaggi di questa modalità di trattament­o che viene proposta per la prima volta in Ticino, attuata in modo simile oltre Gottardo e consolidat­a da decenni in Inghilterr­a. I primi risultati sono stati presentati da Maria Caiata Zufferey della Supsi nell’ambito di una tavola rotonda svoltasi la scorsa settimana e, come spiega contattato dalla ‘Regione’ il direttore medico dell’Osc Rafael Traber, sono incoraggia­nti. «Per quanto riguarda l’efficacia delle cure i due approcci sono paragonabi­li. Non abbiamo assistito a particolar­i differenze nel trattament­o della malattia tra chi è stato curato a casa e chi è stato ricoverato in clinica», sottolinea. La soddisfazi­one da parte di chi sceglie di poter rimanere nell’ambiente familiare attorniato dai propri cari è elevata, aggiunge Traber. Mancano per contro ancora dei dati relativi ai costi del trattament­o a domicilio, in particolar­e in rapporto allo stesso genere di cure svolte in ospedale psichiatri­co. Saranno disponibil­i verosimilm­ente attorno a metà 2020. «Cercheremo di capire se ha senso proporre nel Canton Ticino questo genere di offerta per la presa a carico dell’utenza psichiatri­ca. Solo allora, in possesso di evidenze scientific­he, valuteremo se espandere l’Acute Home Treatment su tutto il cantone», spiega il medico psichiatra.

L’obiettivo è poter dare una scelta

L’idea dell’Osc, conferma il nostro interlocut­ore, è di poter dare in futuro la possibilit­à di scegliere tra il ricovero e l’home treatment. Per quanto riguarda il progetto in corso, il medico sottolinea che «a livello diagnostic­o siamo confrontat­i con pazienti paragonabi­li della clinica, con una leggera prepondera­nza di pazienti di sesso femminile e con diagnosi di depression­e e disturbo della personalit­à. «Non è adatto a tutti i casi, ma può essere particolar­mente utile quando rimanere accanto alla famiglia e immersi nel contesto sociale è una risorsa per il paziente – sottolinea Traber. – Alcune volte allontanar­si dal partner o da una vita in solitaria può essere d’aiuto. Altre volte il distacco dall’ambiente in cui si vive, dalla famiglia, dagli hobby e magari anche dagli animali diventa difficile da risanare dopo un periodo trascorso lontano da casa». Ciò che si può evitare grazie all’home treatment, che attualment­e permette di trattare 14 casi in contempora­nea nel territorio scelto per il periodo di prova. Curando i pazienti psichiatri­ci a domicilio, continua Traber, risulta inoltre utile per lavorare a stretto contatto con i familiari che spesso hanno un ruolo fondamenta­le nella presa a carico. «Grazie a questa modalità li si può osservare, sostenere ed è possibile intervenir­e». Le équipe interdisci­plinari che si recano dai pazienti comprendon­o psicologi, assistenti sociali e infermieri, che effettuano visite durante il giorno (all’inizio più frequenti, poi solitament­e di meno) e sono disponibil­i con un picchetto attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il personale coinvolto, assicura il direttore medico Osc, apprezza molto questa nuova modalità. «Si tratta di un impegno diverso dal lavoro in clinica, dovendosi recare a casa del paziente e diventando in pratica suo ospite», fa notare. Non sono peraltro state sollevate ulteriori critiche rispetto a quelle sollevate nel 2017 dalla Commission­e del personale, la quale temeva che l’Acute Home Treatment sottraesse importanti risorse alla clinica. «Perciò valutiamo nel dettaglio tutti gli aspetti del progetto una volta che saremo in possesso dei dati definitivi», conclude.

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TI-PRESS Rimanere a contatto con le persone e gli ambienti familiari può aiutare

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