‘Ligornetto può chiudere’
Sul blocco a fasce orarie del nucleo il Cantone dà ragione a Mendrisio e torto a Stabio
Il Comune di confine, però, non demorde e si appella al Tram. Maffi: ‘Le tesi della Città a questo stadio hanno prevalso’.
Ormai tra fautori e contrari della chiusura (a fasce orarie) del nucleo di Ligornetto è quasi un incontro di boxe. All’ultimo round ad andare al tappeto è stato (di nuovo) il Comune di Stabio, che, però, non ha nessuna intenzione di gettare la spugna. Anzi, il Municipio si è concesso giusto il tempo (lunedì) di prendere atto della decisione (per lui negativa) del Consiglio di Stato; e ieri ha già fatto sapere che, sì, si appellerà al Tribunale cantonale amministrativo (Tram). E di sicuro lo farà confidando che l’epilogo possa essere diverso da quello dell’estate del 2015. Per il momento, quindi, i cartelli di divieto che la Città di Mendrisio ha già pronti dovranno rimanere un altro po’ in magazzino. Certo nel capoluogo non si nasconde una seppur moderata soddisfazione. In effetti, in prima istanza le tesi dell’esecutivo hanno avuto la meglio.
Tutti respinti, dunque. La ventina di ricorsi indirizzati, la primavera scorsa, al Cantone non ha fatto breccia. E non è andata male solo per Stabio, ma pure per i privati cittadini e le aziende, decisi a difendere le loro ragioni di fronte a un blocco – quello del ‘cuore storico del quartiere di Mendrisio dalle 5 alle 8 e dalle 16.30 alle 19.30 – che temono riversi il traffico dei pendolari, in cerca di una scappatoia verso il confine, sulle strade del comprensorio. Agli occhi del Municipio di Stabio, guidato dal sindaco Simone Castelletti, il governo “non ha attentamente valutato gli argomenti sollevati dal Comune contro l’adozione di tale misura e l’impatto negativo che questa, inevitabilmente, avrà sul territorio comunale”. E il pensiero dell’esecutivo va alle colonne di auto in fila verso il valico di San Pietro. Ecco che appellarsi al Tram è stato un automatismo. Non intendono prenderla alla leggera, del resto, nemmeno all’interno del gruppo di cittadini della regione che l’aprile scorso si è mobilitato portando con sé altre 2’256 persone, tutte firmatarie di una petizione consegnata direttamente a Palazzo delle Orsoline a Bellinzona. «In questi giorni ci troveremo – ci fa sapere il coordinatore Ivan Belloni –, proprio per valutare se dare supporto a Stabio e agli altri ricorrenti in questa vertenza ancora aperta». La storia della ‘zona rossa’, d’altro canto, è infinita e ha fatto discutere da subito, fin dal 2012, anno della prima pubblicazione della segnaletica restrittiva, figlia dello volontà popolare dell’allora Comune di Ligornetto. «Sta di fatto che nell’ambito della ponderazione degli interessi in gioco – tiene a far notare il capodicastero Sicurezza pubblica Samuel Maffi che, sul ring del contenzioso, ha vinto questo incontro –, in prima istanza si è fatta pendere la bilancia dalla parte del nostro quartiere. A fronte di strade diverse per gerarchia, calibro e portata, si è ritenuto che l’aumento dei transiti verso la dogana di Stabio sia sopportabile davanti a una situazione, quella del nucleo di Ligornetto, considerata come insostenibile». Insomma, l’effetto sospensivo concesso, a giugno, dal Cantone – congelando così la chiusura –, è sfociato, solo quattro mesi dopo, in un finale a sorpresa. «Si può dire – ribadisce Maffi – che, a livello probatorio, le perizie, i rapporti e le tesi sostenuti da Mendrisio in questo stadio hanno retto». Il che, per il municipale, vale un riconoscimento ai disagi patiti, ogni giorno e da anni, dagli abitanti di Ligornetto. Problemi, quelli di una quotidianità assai trafficata che rivendicano, però, allo stesso modo i residenti dei quartieri e del Comune (Stabio) vicini. Come andrà a finire? Ancora una volta toccherà ai giudici dare una risposta, quanto salomonica lo si vedrà.