laRegione

Il Cinema di Scorsese al cinema

All’Otello di Ascona ‘The Irishman’. Prodotto da Netflix: e il regista se la prende con la Marvel

- Di Ivo Silvestro

Produzioni seriali ritagliate sui desideri del pubblico: così Hollywood non rischia più e Scorsese per il suo film si è dovuto rivolgere al gigante dello streaming. Con poca presenza nelle sale.

‘The Irishman’ di Martin Scorsese arriva al cinema: e fino a qualche anno fa la notizia sarebbe stata, appunto, l’uscita del nuovo film di un grande regista, autore di alcuni dei migliori film degli ultimi decenni. Qui alle prese con una gangster story che tra flashback e slittament­i temporali si dipana dal 1949 al 2000 con al centro uno dei misteri della storia americana, la scomparsa del sindacalis­ta Jimmy Hoffa. E un cast che vede nomi quali Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keitel e Anna Paquin – roba che metti anche sia una delle opere meno riuscite di autori e attori (cosa che le prime recensioni sembrano smentire), resta comunque tanta roba. Aggiungiam­oci la curiosità del ringiovani­mento digitale di alcuni degli attori e abbiamo uno dei film da non perdere di questo 2019.

Eppure oggi la notizia è un’altra: che ‘The Irishman’ esce al cinema, perché dopo il festival di Roma il film ha avuto in Italia una programmaz­ione di ben 3 (tre!) giorni; un po’ più a lungo resterà in programmaz­ione all’Otello di Ascona (info: unico evento in sala nella Svizzera italiana. Come è possibile che il Cinema non arrivi al cinema? Il fatto è che a produrre ‘The Irishman’ è Netflix, il gigante dello streaming che comprensib­ilmente e legittimam­ente ha voluto tutelarsi, centellina­ndo le proiezioni in sala: dopotutto i soldi li fa con gli abbonament­i mensili ai propri servizi online, non distribuen­do film. Una cosa simile, del resto, era accaduta anche con ‘Roma’ di Cuarón. Pare che Scorsese si sia arrabbiato un po’, a vedere il suo film baluginare per un attimo nei programmi delle sale. Ma non con Netflix alla quale – come ha scritto sul ‘New York Times’ qualche giorno fa – va la sua eterna gratitudin­e per avergli permesso di realizzare ‘The Irishman’

come voleva lui – il che probabilme­nte include le tre ore e mezza di durata –, mentre tutti gli altri o rifiutavan­o il progetto o mettevano paletti evidenteme­nte inaccettab­ili. Il bersaglio del regista sono i film della Marvel che “non sono cinema”, come ha dichiarato in un’intervista.

E la prima reazione, inutile nasconderl­o, è: ecco un altro grande vecchio che non trova di meglio che prendersel­a con i giovani d’oggi. Perché ‘Taxi Driver’, ‘Toro scatenato’ e ‘Gangs of New York’ sono indubbiame­nte dei capolavori, ma non è che Spider-Man e Capitan America rappresent­ino meno quel misto di arte, intratteni­mento e affari che fin dall’origine è il cinema, quantomeno quello hollywoodi­ano. Dopo quell’intervista, Scorsese ha chiarito meglio il suo pensiero sul ‘New York Times’. Confermand­o che sì, alla base c’è anche una questione anagrafica: quei film non li capisce ma, fosse stato più giovane, si sarebbe entusiasma­to e forse avrebbe pure lui voluto dirigerne uno. Tuttavia la questione è più profonda: manca in quei film la voglia di sperimenta­re, di fare qualcosa di nuovo, perché è tutto costruito in base alle attese del pubblico, individuat­e tramite indagini di ricerche di mercato. Un giudizio probabilme­nte troppo severo verso le produzioni Marvel che qualche rischio se lo sono anche preso, ma che calza a pennello per gli ultimi film della Disney – proprietar­ia della Marvel – che ultimament­e pare buttar fuori solo remake o sequel che sanno di remake dei successi del passato.

Il risultato è che nessuno vuole più rischiare con un film di tre ore di Scorsese e il remake digitale del ‘Il re leone’ butta fuori dalle sale Robert De Niro e Al Pacino. E no, il fatto di poterselo vedere a casa su uno schermo non è una soluzione, ma solo una consolazio­ne: stiamo parlando di cinema, un’arte pensata per il grande schermo.

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KEYSTONE Come i soldati fantasma giapponesi

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