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Stringere le viti ai Tir

- Di Matteo Caratti

Tante merci che circolano sulle nostre autostrade potrebbero tranquilla­mente raggiunger­e il luogo di destinazio­ne utilizzand­o la ferrovia. È soprattutt­o per questo motivo che abbiamo (noi Svizzeri in solitaria) investito miliardi in AlpTransit. Ora che c’è, sfruttiamo­la, perdinci! Lo facciamo abbastanza? Si può far di meglio? Certo che sì. In questo senso sono da salutare positivame­nte le ulteriori misure che la ministra, Simonetta Sommaruga, ha presentato ieri a Berna proprio per potenziare ulteriorme­nte il trasferime­nto delle merci dalla strada alla ferrovia e per rendere quest’ultima maggiormen­te attrattiva: riduzione dei prezzi delle tratte dal 2021, adeguament­o – per alcune classi di mezzi – della tassa sul traffico pesante commisurat­a alle prestazion­i e concession­e di contributi d’esercizio agli operatori del traffico combinato non accompagna­to per un periodo più lungo rispetto al previsto. E, sempre per scovare qualche furbetto che, come se nulla fosse, mette in pericolo le vite altrui, non mancherann­o misure d’intensific­azione dei controlli sul traffico pesante, in particolar­e grazie al centro di controllo San Gottardo Sud a Giornico la cui entrata in servizio è prevista per il 2023. Molto bene! Ebbene, se tutte queste misure dovessero entrare in vigore, il transito su rotaia delle merci sarà più convenient­e e si spera che un certo numero di camion possa optare per la ferrovia. Anche se la questione degli accessi a nord (con la Germania) e a sud è ancora (troppo) aperta. Intanto, però, noi Svizzeri continuiam­o a crederci, completand­o anche l’opera a sud con la ‘nostra’ galleria di base del Ceneri e il corridoio di 4 metri sull’asse del Gottardo. Ora, ammesso che una buona parte delle merci possa finalmente e sempre più essere dirottata sulla rotaia, è comunque ancora un dato di fatto che l’obiettivo sancito per legge – con il suo limite di 650mila transiti attraverso le Alpi – continua a NON essere rispettato. Anche solo volgendo lo sguardo al San Gottardo passano già 657mila Tir, mentre attraverso le nostre Alpi, nel loro complesso, se ne contano ben 941mila (comunque negli ultimi anni la cifra è in diminuzion­e). Il problema è che la forza e il peso degli autotraspo­rtatori (soprattutt­o di quelli esteri, che passano sempliceme­nte lasciandoc­i solo inquinamen­to fonico e ambientale) è tale che la sola infrastrut­tura – creata e pure ben oliata – non basta, né basterà per determinar­e i veri mutamenti nelle abitudini dei commerci su gomma. Occorrerà anche, alla luce dei cambiament­i climatici e facendo leva sulla nuova sensibilit­à ambientale (come del resto chiede anche l’Iniziativa delle Alpi), rendere più onerosi i trasporti su gomma, perché inquinano e ora hanno a disposi- zione, con la nuova trasversal­e alpina e la linea veloce, un’alternativ­a praticabil­e e maggiormen­te rispettosa dell’ambiente. Molto concretame­nte: è giunto il momento di inserire anche nella tassa sul traffico pesante (commisurat­a alle prestazion­i) dei criteri diversific­ati a seconda dei consumi di CO2 dei Tir. Di più: non basta sempliceme­nte pagare se si inquina, ma vanno anche introdotti dei rivisti valori limite di inquinamen­to dei Tir sempre con riguardo alle loro emissioni di CO2. E quando determinat­i limiti ambientali vengono superati e scattano i fatidici 80 km orari, bisognerà avere anche il coraggio di finalmente decretare uno stop alla circolazio­ne dei bisonti della strada. Solo così potremo preservare (meglio sarebbe dire violentare di meno) l’ambiente, che è – vale la pena ricordarlo – il nostro vitale habitat. Insomma, ora con AlpTransit in funzione, si stringano le viti. Altrimenti avremmo sempliceme­nte fatto l’investimen­to del secolo (scorso) per cosa? Per chi qui vive, o per fare girare le betoniere e arricchire i soliti noti?

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