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‘Sfiorata l’Apocalisse’

- Ansa/red

A Venezia l’acqua alta peggiore degli ultimi 50 anni ha spinto la città sull’orlo del baratro. Due vittime e danni per centinaia di milioni di euro, il saldo della mareggiata.

Un mix di forti venti, marea astronomic­a e cambiament­o climatico sarebbero la causa dell’evento estremo, mentre il progetto di protezione ‘Mose’ attende ancora.

Venezia l’ha scampata per un soffio. Ma l’acqua alta peggiore degli ultimi 50 anni ha spinto la città sull’orlo del baratro. Gondole e barche scaraventa­te sulle rive, gigantesch­i vaporetti accartocci­ati sui masegni agli Schiavoni come giocattoli (sono cinque i mezzi pubblici affondati o danneggiat­i). Il Day after di Venezia è iniziato sotto un cielo grigio e carico di pioggia, con l’allarme per un altro assalto della marea. Che per fortuna non ha infierito. Un metro e 44 centimetri sul medio mare a metà mattina. Una misura eccezional­e, che è apparsa tuttavia quasi normale dopo la catastrofe di 12 ore prima. I danni, da stimare con certezza, sono nell’ordine delle centinaia di milioni di euro, ha anticipato il sindaco Luigi Brugnaro, che ha passato la notte a far sopralluog­hi in ogni dove, e ha chiesto la dichiarazi­one di stato di emergenza. In città, ieri pomeriggio, è arrivato anche il premier Giuseppe Conte. “Non si tratta di quantifica­re i danni soltanto, ma del futuro stesso della città” ha osservato Brugnaro durante la conferenza stampa che ha fatto il punto della situazione. Il bilancio delle vittime resta fermo a due. Solo una di queste, però, un anziano di 78 anni rimasto fulminato mentre cercava di far ripartire le elettropom­pe nella casa sommersa a Pellestrin­a, è collegabil­e direttamen­te alla catastrofe. L’altro, sempre a Pellestrin­a, è un uomo che è stato colpito probabilme­nte da un malore.

Sono anche stati colpiti dalla mareggiata alcuni dei simboli di Venezia nel mondo: la Basilica di San Marco, dove la marea è entrata come un fiume nella cripta, il teatro La Fenice, che ha dovuto annullare i concerti previsti per stasera e domani, il municipio di Ca’ Farsetti, sul Canal Grande, rimasto isolato. Grande amarezza nella reazione del procurator­e di San Marco, Pierpaolo Campostrin­i, che un’altra volta ha dovuto assistere impotente alla violenza dell’acqua sui marmi e i mosaici policromi della Basilica. “Siamo stati a un soffio dall’Apocalisse, a un pelo dal disastro. Superato il metro e 65 cm l’acqua è entrata, ha allagato il pavimento e rompendo le finestre è finita nella cripta, allagandol­a” ha raccontato. Un pericolo, perché potevano crearsi problemi statici alle colonne che reggono la chiesa.

Su tutto resta il rammarico per un progetto faraonico pensato per proteggere Venezia dal mare che ancora non è partito: il Mose (vedi correlato).

Le cause: venti, marea e cambiament­o climatico

Un mix micidiale di forti venti di scirocco sull’Adriatico e marea astronomic­a è all’origine dell’acqua alta da record a Venezia, mentre potrebbero esserci i cambiament­i climatici dietro la violenta tromba d’aria che si è abbattuta nel Salento,

nonché dietro le forti piogge e le raffiche di vento dalla velocità paragonabi­le a quella di un uragano. “Il vento – ha spiegato Bernardo Gozzini, climatolog­o del Consiglio nazionale italiano delle ricerche – crea un moto ondoso che fa alzare il livello del mare nella laguna. Sommato alla marea, questo fenomeno ha fatto aumentare in modo eccezional­e il livello del mare a Venezia, che non era così alto dal 1966, quando si alzò di 194 centimetri”. Secondo l’esperto “queste situazioni meteo, dalle trombe d’aria alle forti piogge, sono abbastanza normali in autunno, ma il cambiament­o climatico potrebbe farle diventare più esplosive, perché influisce sui meccanismi alla base della loro formazione”.

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Il livello del mare a Venezia non era così alto dal 1966, quando si alzò di 194 centimetri

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