Cautela sul 5G, ma nessuna moratoria
Il Consiglio di Stato invita a respingere la mozione Ppd sulla posa di altre antenne
Non ci sarà nessuna moratoria sulla posa delle antenne 5G per la telefonia mobile. Contrariamente a quanto chiesto dal gruppo popolaredemocratico in Gran Consiglio con una mozione presentata lo scorso 2 maggio, il Consiglio di Stato non condivide la richiesta di moratoria firmata da Fiorenzo Dadò, Giorgio Fonio e Maurizio Agustoni.
Nel rapporto del governo si precisa che “i rischi legati a possibili effetti negativi sulla salute non possono essere sottovalutati e un’applicazione rigorosa delle norme di protezione deve essere garantita”. Si ricorda che queste norme sono di competenza federale e che sono particolarmente severe: i valori limite delle irradiazioni fissati dalla relativa ordinanza sono dieci volte più bassi che nei paesi circostanti. Questi limiti dovranno essere rispettati anche dalle antenne 5G, come sottolineato pure dall’Ufficio federale dell’ambiente. Inoltre l’applicazione di una moratoria esula dalle competenze che Berna in questo ambito concede ai Cantoni a cui spetta unicamente l’applicazione di queste norme, oltre che il disciplinamento delle procedure per l’autorizzazione a costruire.
Per quanto riguarda le modifiche degli impianti esistenti (conversione di un’antenna alla tecnologia 5G), la Conferenza svizzera dei direttori dei lavori pubblici, della pianificazione del territorio e dell’ambiente (Dcpa) ha suggerito di non considerare modifiche ai sensi Orni i cambiamenti all’impianto che non conducono a un aumento delle immissioni superiore a 0,5 V/m. Queste modifiche non dovrebbero soggiacere a nessuna autorizzazione. Il Dipartimento del territorio non si è allineato a questa prassi esigendo di fatto una domanda di costruzione non solo per nuovi impianti, ma anche per la modifica degli esistenti che comportano un aumento minimo di immissioni.
Infine, la tecnologia 5G potrebbe contribuire al progetto di banda ultralarga, con o senza fili, per gran parte del territorio ticinese (mozione di Giacomo Garzoli del 2016 accolta dal Gran Consiglio). In conclusione, il Consiglio di Stato non sottovaluta i possibili rischi per la salute. Per questo si chiede un’applicazione rigorosa delle norme di protezione.