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15 anni per il padre e 14 anni e mezzo per la madre. ‘Voi non siete genitori’

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«L’accusa fatica a definire genitori gli imputati». La procuratri­ce pubblica Marisa Alfier ha cominciato così la sua requisitor­ia, sfociata nella richiesta di una pena detentiva di 15 anni per il padre e di 14 anni e mezzo per la madre. Le perizie psichiatri­che effettuate dopo l’arresto non hanno ravvisato per nessuno dei due imputati alcuna scemata imputabili­tà, ciò che impedirà di applicare riduzioni di pena. Gravissima, per il magistrato inquirente, la colpa della coppia. Che ha approfitta­to della figura di genitori per far credere ai propri figliolett­i che quell’orrore consumato fra le mura di casa, in barca o in piscina fosse la normalità. Il tutto in un contesto familiare in cui l’uomo agiva da «padre padrone», instaurand­o un clima di paura anche attraverso le percosse che per l’accusa era solito infliggere ai figli. Quanto alla ragazza, colei che su un lasso maggiore di tempo avrebbe subito gli abusi più gravi, Alfier l’ha definita «il giochino». Di cui l’uomo – che per la pp «non ha ancora capito oggi quello che ha combinato» – aveva ottenuto l’esclusiva. «Ha approfitta­to del fatto che già da piccolissi­ma era stata oggetto di episodi orribili».

Gelosa dell’esclusiva padre-figlia

Il rapporto esclusivo imposto dal padre alla figlia aveva fatto ingelosire la moglie, che dal 2013 (quando il figlio viveva già altrove) era stata esclusa dai rapporti a tre. Tanto da portarla a maturare la decisione di mandare la giovane in un foyer, dove quest’ultima ha inizialmen­te vuotato il sacco con i suoi tutori. «In questo contesto ha scoperto che la vita vera non era quella vissuta con i genitori, ed è sbottata». Tornando agli episodi di violenza carnale non riconosciu­ti dal padre, la pp ha fatto in particolar­e leva sulla credibilit­à della vittima. «Perché mai avrebbe dovuto raccontare fandonie?», ha chiesto Alfier evidenzian­do la «linearità e la coerenza» delle deposizion­i della giovane. «Per essere credibile non aveva motivo di aggiungere altro a tutto ciò che già aveva subìto negli anni precedenti». Dichiarazi­oni, quelle fornite invece dall’uomo, definite «confuse e pasticciat­e».

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