Medico prosciolto
Avrebbe dovuto tornare in ospedale, ma non l’ha fatto, non adeguandosi all’unico vero consiglio da seguire: ripresentarsi in Pronto soccorso se continuava a stare male. Come le aveva detto l’imputato, che non ha responsabilità nell’averla dimessa 17 giorni prima della morte, senza una diagnosi certa. Si possono riassumere così le motivazioni pronunciate ieri da Mauro Ermani, presidente delle Assise correzionali di Lugano, che ha prosciolto ieri un medico 49enne dell’ospedale Italiano di Lugano dall’accusa di omicidio colposo prospettata dalla procuratrice Chiara Borelli. Al medico sono anche stati riconosciuti oltre 64’000 franchi di indennizzo.
In altre parole, il giudice ha ritenuto che può restare aperta la questione se la dimissione dall’ospedale sia stata contraria alle regole dell’arte sanitaria. Rilevante è l’eventuale nesso di causalità fra la dimissione dal nosocomio e il decesso per embolia polmonare 17 giorni dopo. Un nesso che Ermani non ha trovato mettendo in evidenza invece che la donna non ha preso un appuntamento dal suo medico curante né è tornata all’ospedale pur avendo la medesima sintomatologia nonostante i consigli dell’imputato. Nemmeno dopo aver superato gli esami che le avevano causato ansia e difficoltà respiratorie.