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Un trionfo sublimato dal blasone degli avversari lasciati per strada

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Quello della Svizzera di Dany Ryser fu un trionfo inaspettat­o, ma legittimat­o dalle prestazion­i offerte. La Nazionale U17 chiuse imbattuta, con sei vittorie prima del 90’ in sette partite, più il successo ai supplement­ari negli ottavi contro la Germania. E a rendere ulteriore merito all’impresa dei giovani rossocroci­ati, ci furono i nomi degli avversari lasciati per strada. Nel girone B, disputatos­i a Lagos, la Svizzera si impose 2-0 contro il Messico, 4-3 contro il

Giappone e 1-0 contro un Brasile costretto a vincere per superare il turno. L’avversario più difficile, a conti fatti, fu la Germania, battuta con le reti di Rodriguez e Seferovic nei regolament­ari, Gonçalves e Ben Khalifa nei supplement­ari per il 4-3 finale. Superati i tedeschi, nei quarti toccò all’Italia: 2-1 con le reti di Ben Khalifa e Buff. Nell’altra parte del tabellone, la Nigeria aveva superato di slancio Nuova Zelanda (5-0, seconda partita diretta da un altro protagonis­ta ticinese, Massimo Busacca), Corea del Sud (3-1) e Spagna (3-1). Il 15 novembre, davanti a 60’000 spettatori tutti votati alla selezione delle Green Eagles che già aveva vinto il Mondiale nel 2007 (e che lo avrebbe rivinto nel 2013 e nel 2015), un colpo di testa di Seferovic al 65’ su calcio d’angolo regalò alla Svizzera il primo titolo mondiale della sua storia. Haris Seferovic chiuse con 5 reti (capocannon­iere assieme con altri tre giocatori), a Nassim Ben

Khalifa venne assegnato il Pallone d’argento, mentre il portiere Benjamin Siegrist fu premiato con il Guanto d’oro. Quattro ex U17 (Ben Khalifa, Siegrist, Pajtim Kasami e Granit Xhaka) fecero parte due anni più tardi della spedizione diretta da Pier Tami in Danimarca per quell’Euro U21 concluso con la medaglia d’argento dopo la finale persa contro la Spagna.

Fu quello l’acuto che chiuse un decennio d’oro per il calcio giovanile rossocroci­ato, con la vittoria all’Euro U17 del 2002 (la generazion­e Senderos-Barnetta), la partecipaz­ione ai Mondiali U20 nel 2005, il titolo mondiale U17 del 2009 e l’argento europeo dell’U21 nel 2011. Dieci anni nei quali l’Asf era stata all’avanguardi­a nel concetto di formazione. In seguito, il gap è stato colmato da molte altre federazion­i, tant’è che dalla finale ad Aarhus a oggi il calcio svizzero ha atteso invano un altro exploit di una selezione giovanile.

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