Primi pur senza incantare
Quello che ha portato la Svizzera a Euro 2020 è stato un cammino complicato da troppi punti lasciati per strada
Quando il 2 dicembre 2018 l’urna di Dublino aveva assegnato alla Nazionale svizzera Danimarca, Eire, Georgia e Gibilterra quali avversari lungo la strada di Euro 2020, tutti (o quasi) avevano tirato un sospiro di sollievo, considerando il D un girone più che abbordabile e leggendo nell’esito del sorteggio la conferma di quella benevolenza che spesso e volentieri la Dea bendata aveva riservato al calcio rossocrociato. Insomma, un gruppo abbordabile con una sola grande favorita: la compagine di Petkovic. Con il senno di poi si può affermare che, forse perché reduce dalle final four di Nations League (peraltro avare di soddisfazioni), la Svizzera aveva sottovalutato i trabocchetti insiti nel dover andare a giocare in Danimarca e in Irlanda.
Dopo un’entrata in materia senza preoccupazioni, con le reti di Zuber al 56’ e Zakaria all’80’ per il successo a Tbilisi, in Georgia, era stato l’esordio casalingo a far scattare il campanello d’allarme. Il 28 marzo a Basilea, i rossocrociati si erano portati in vantaggio 3-0 in quello che veniva considerato lo scontro al vertice del gruppo D. Le reti di Freuler (19’), Xhaka (66’) ed Embolo (76’) sembravano aver certificato il secondo successo, ma i conti vanno sempre fatti con l’oste: Jörgensen all’84’, Gytkjaer all’88’ e Dalsgaard al 93’ avevano dato vita a una delle rimonte più incredibili della storia della Nazionale. Un blackout, quello rossocrociato, sintomo scatenante di un malessere che si era poi riproposto anche nelle final four di Nations League, in particolare contro il Portogallo, e nel prosieguo del cammino europeo: l’incapacità di gestire il risultato nei minuti finali. Leccate le ferite lasciate dalle tre zampate danesi, la Nazionale era tornata in campo il 5 settembre a Dublino. E, ancora una volta, aveva pagato la legge degli ultimi minuti: in vantaggio con Schär al 74’, si era fatta raggiungere da McGoldrick all’85’.
Tre giorni più tardi, l’atteso riscatto contro Gibilterra, messa sotto 4-0, ma soltanto al termine di una partita densa di occasioni sciupate (in gol erano andati Zakaria al 37’, Mehmedi al 43’, Rodriguez al 45’ e Gavranovic all’87’). Una vittoria scontata, ma che non aveva dissipato i punti interrogativi, anche alla luce delle polemiche nate attorno alla decisione di Shaqiri di non rispondere alla convocazione di Petkovic per meglio concentrarsi sul suo recupero da infortunio (recupero, peraltro, non ancora avvenuto).
I presupposti per la trasferta in Danimarca del 14 ottobre non erano dunque dei migliori. E la partita aveva rispecchiato le ultime uscite degli elvetici: molte occasioni, ma nessun gol fatto. A decidere la partita, un contropiede di Poulsen, guarda caso a 5’ dal termine, contropiede che aveva trovato la difesa elvetica piazzata come peggio non avrebbe potuto. Una sconfitta che poneva gli svizzeri con le spalle al muro: il 15 ottobre a Ginevra contro l’Eire la vittoria sarebbe stata obbligatoria, pena l’estromissione praticamente certa dalla rincorsa ad Euro 2020. E la Svizzera, per una volta, aveva risposto presente senza tentennamenti: un gol di Seferovic al 16’ e un autogol di
Duffy al 93’ per mettere in cassaforte tre punti fondamentali (da segnalare pure un rigore fallito da Rodriguez). Perché quella vittoria consentiva alla Svizzera di ritrovarsi a 4 punti dalle qualificazioni e con le due squadre più deboli del girone quali ultime avversarie.
Il resto è storia recente: il gol di Cedric Itten (77’), appena entrato e al suo esordio che mette al tappeto la Georgia (ma anche venerdì a San Gallo qualche brividino nel finale c’è stato), poi l’apoteosi con il successo di ieri sera a Gibilterra che ha timbrato ufficialmente il biglietto per Euro 2020.
Un percorso qualificativo, va detto, non del tutto lineare. Soprattutto non come ce lo si sarebbe potuto aspettare da una Nazionale che ai Mondiali in Russia ci era arrivata attraverso lo spareggio, ma a seguito di tre soli punti persi in dieci partite, lasciati sul campo proprio nell’ultima partita, quella decisiva in Portogallo. Messa in cassaforte la qualificazione, adesso occorre preparare al meglio l’ottava fase finale dal 2000. Nella speranza che sia questa la volta buona per il tanto atteso salto di qualità. Il sorteggio dei gruppi andrà in scena il 30 novembre a Bucarest.