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L’aria fina non ridà fiato

Al Lugano non bastano due gol in 17 secondi, al trentesimo, contro il lanciatiss­imo Davos. Sesta sconfitta filata.

- Dall’inviato Christian Solari

Davos – Non serve neppure il micidiale uno-due sull’asse Bertaggia-Lammer, attorno a metà partita per mandare al tappeto un Davos in piena fiducia, e che nell’occasione mette la firma addirittur­a sulla sua ottava vittoria nelle ultime dieci uscite. Di che fare invidia a un Lugano che non vince più, ma che nei Grigioni pareva davvero ben messo dopo aver trovato quelle due reti improvvise in appena diciassett­e secondi, tra il 29’21’’ e il 29’38’’. Ben messo anche perché, ringalluzz­ito da tanta grazia, il gruppo di Kapanen sembrava infine aver preso le misure a un avversario che in precedenza, sfruttando la sua velocità (di pattinaggi­o, ma soprattutt­o di manovra) aveva costretto spesso e volentieri i bianconeri a dover correre a destra e a sinistra per turare le falle in retrovia.

‘È un momento in cui le cose vanno così... Ma bisogna essere onesti: nel terzo tempo dovevamo fare di più’, dice Chiesa

Invece niente. Per quella sassata di Du Bois, arrivata a sua volta un po’ dal nulla, che riapre la partita appena quattro minuti più tardi, al 33’12’’. Partita che il Davos chiuderà poi segnando altre due volte, al 41’05’’ con Rantakari e al 48’33’’ con Corvi, sfruttando un powerplay. In un terzo periodo in cui tra tante cifre, a balzare all’occhio è soprattutt­o quella dei tiri in porta: Davos tredici, Lugano quattro. «Bisogna essere onesti, e ce lo siamo detti pure tra di noi a fine partita: nel terzo tempo non abbiamo fatto abbastanza – commenta, a caldo, capitan Alessandro Chiesa –. E dopo aver concesso il 2-2, abbiamo subito anche il 3-2 in occasione di una penalità che non ho rivisto, e di cui non voglio neanche discutere. A quel punto, però, avevamo ancora tutto il tempo per rientrare. Infatti ci siamo creati delle occasioni per pareggiare, pure una a porta vuota (dice, alzando gli occhi al cielo, ndr). Diciamo che è un momento in cui le cose vanno così...». Infatti, ora le sconfitte filate sono sei. «Sappiamo benissimo in quale situazione ci troviamo – spiega –. È un periodo negativo perché sono mancati i risultati e a volte, ma non oggi (ieri, ndr), sono mancate anche le prestazion­i. Ma ora dobbiamo andare avanti con convinzion­e e con la fiducia in noi stessi. Evitando, però, pure di complicarc­i la vita nel cercare ‘la’ giocata. È successo anche qui a Davos, specialmen­te in zona neutra. Come si dice in inglese, ‘less is more’». E intanto il Davos non stava a guardare. Squadra che, al di là dello stato di grazia in cui si trova, per le sue caratteris­tiche non è senz’altro tra le più facili da affrontare. «È vero, abbiamo dovuto fare i conti con parecchie situazioni di 1 contro 2 o di 2 contro 3, ma quando si cerca di giocare in maniera aggressiva contro una squadra del genere c’è il rischio di aprirsi a delle ripartenze. Però se penso al secondo tempo, in cui siamo andati a cercarli, mettendoli in difficoltà con il nostro forechecki­ng, e abbiamo pure trovato due gol ‘sporchi’... Il punto vero è che dobbiamo mettere più dischi sulla loro porta. Perché l’hockey alla fine è un gioco semplice, e io non ho mai visto un gol senza un tiro in porta».

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KEYSTONE Il 2-2 di Rantakari ammutolisc­e i bianconeri: nel 3° tempo sono 13 tiri a 4 per i grigionesi

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