laRegione

Ticinesi per e contro Cassis

Regazzi e Romano (Ppd): non diamo man forte ai Verdi. Storni (Ps): preferirei un altro Governo Niente consiglier­e federale ecologista se il Ppd non vuole. Parte del gruppo democristi­ano è riluttante. Gysin: contenuti e qualità prima dell’origine.

- Di Stefano Guerra

I Verdi attacchera­nno il secondo seggio del Plr in Consiglio federale l’11 dicembre? Se sì, con quale candidato/a? E il Ppd presterà man forte? A giochi non ancora fatti in Parlamento (cfr. sopra), ruotano attorno al futuro Governo i principali interrogat­ivi in questa fase di passaggio da una legislatur­a all’altra.

I Verdi diranno domani cosa intendono fare. Il ‘Blick’ una risposta ce l’ha già: “I Verdi attaccano Cassis”, titolava ieri. “I membri della frazione [ecologista] sono d’accordo: il partito deve passare all’offensiva”. La pensa così anche la verde ticinese Greta Gysin: “Il risultato delle elezioni – dichiara al tabloid – parla chiaro; e il Plr con due consiglier­i federali è chiarament­e sovrarappr­esentato”. La neoeletta consiglier­a nazionale ha a cuore l’equa rappresent­anza delle minoranze linguistic­he nel Consiglio federale. “Tuttavia, contenuti e qualità vengono prima dell’origine; pertanto meglio una verde di un liberale-radicale”.

Meno espliciti gli altri membri di sinistra della Deputazion­e ticinese. Il neo consiglier­e nazionale Bruno Storni (Ps): «Preferirei avere un Consiglio federale più a sinistra e più ecologista, che rispecchi meglio di quanto non lo faccia ora i rapporti di forza nel nuovo Parlamento. Oggi però è prematuro esprimersi. Bisogna aspettare almeno gli ultimi tre ballottagg­i per avere il quadro definitivo delle Camere». Non commenta Marina Carobbio, fresca di elezione alla Camera alta: se ce ne sarà bisogno, dirà la sua al riguardo solo dal 2 dicembre, dopo aver lasciato ufficialme­nte la carica di presidente del Consiglio nazionale.

I fari sono puntati non solo sui Verdi e sui ticinesi. È il Ppd infatti ad avere in mano le chiavi del Consiglio federale. “Il Ppd decide su Cassis”, scriveva ieri la ‘Nzz’. Già ago della bilancia sia al Nazionale (con Pbd e Pev) che agli Stati, il Ppd lo diventereb­be anche in Governo qualora Cassis dovesse essere scalzato da un(a) verde. Viola Amherd (Ppd) si trasformer­ebbe allora nella “donna più potente della Svizzera” (il geo-politologo Michael Hermann), arbitro in un gremio che a quel punto conterebbe tre consiglier­i federali di sinistra (2 Ps e un verde) e tre di destra (due Udc e un Plr). Una posizione chiave, che conferireb­be al partito di Gerhard Pfister un potere che nessun’altra forza politica è in grado di esercitare. La prospettiv­a non stuzzica i due consiglier­i nazionali ticinesi del Ppd. Perché vorrebbe dire destituire un consiglier­e federale in carica, oltretutto conterrane­o. Fabio Regazzi: «Sarebbe poco svizzero. E le esperienze fatte in passato non hanno portato a grandi risultati. Anzi: cacciando Blocher [nel 2003, ndr], si è data una spinta all’Udc». Netto il giudizio di

Marco Romano: «Il Consiglio federale non è mai stato eletto in base al risultato ottenuto nell’elezione per il Nazionale! I Verdi, rivendican­do un seggio in Governo a ballottagg­i per gli Stati ancora in corso, dimostrano una totale mancanza di rispetto per il nostro sistema istituzion­ale». «E poi – aggiunge il deputato momò – sarebbe uno schiaffo per l’intera Svizzera latina se adesso, dopo il tanto parlare di equa rappresent­anza delle minoranze linguistic­he, ci si rimangiass­e tutto». Regazzi concorda: «Non posso sostenere un’operazione del genere», che mira a fare le scarpe a un consiglier­e federale ticinese eletto soli due anni fa. Non è dunque una questione di nomi, di profili più (l’ex consiglier­e di Stato bernese Bernhard Pulver, il presidente del Governo ginevrino Antonio Hodgers, ecc.) o meno (la presidente dei Verdi Regula Rytz) conciliant­i. Per Regazzi «il discorso è di principio»: «I Verdi un giorno potrebbero avere diritto a un seggio in Governo. Prima però devono dimostrare anche di essere in grado di lavorare alla costruzion­e di soluzioni consensual­i in Parlamento. Un consiglier­e federale ecologista adesso sarebbe una forzatura: si rischiereb­be di far partire la legislatur­a col piede sbagliato». «Se lo scopo – osserva Romano – è di integrare tutte le principali forze politiche nel Governo per evitare la polarizzaz­ione, allora la discussion­e su un seggio ‘verde’ può essere aperta. Ma i Verdi sin qui non hanno dato prova di voler entrare in Consiglio federale per questo. Anzi...».

 ?? KEYSTONE/TI-PRESS ?? Regazzi
Romano
Storni
Gysin
Il consiglier­e federale ticinese è in carica dal 1o novembre 2017
KEYSTONE/TI-PRESS Regazzi Romano Storni Gysin Il consiglier­e federale ticinese è in carica dal 1o novembre 2017

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland