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Una politica pragmatica, eppure in Parlamento nessuno è più a sinistra di lei

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È il volto dei Verdi, la politica svizzera più richiesta del momento. Regula Rytz è nata nel 1962 a Thun in una famiglia piccolo borghese, padre architetto (e membro del Plr) e madre musicista. Si è formata come maestra di scuola elementare, quindi ha studiato storia all’Università di Berna. Vegetarian­a (ma con qualche strappo alla regola), non ha mai avuto la patente di guida: si sposta in bicicletta o con i mezzi pubblici. Nella sua vita ha preso cinque volte l’aereo, tre per andare in Nepal: nel Paese asiatico ha vissuto per qualche anno, da bambino, il suo compagno. I due stanno assieme da oltre 30 anni. Oggi vivono a Berna. Nel tempo libero lei legge, ascolta musica e fa escursioni in montagna.

La sua carriera politica comincia nel 1994. Eletta in Gran Consiglio, vi resta per 11 anni. Dal 2001 al 2004 è anche segretaria centrale dell’Unione sindacale svizzera. Nel 2005 viene eletta in Municipio a Berna. Dirige per 8 anni il dicastero edilizia, traffico e ambiente. Entra in Consiglio nazionale nel 2011. Oggi siede nella Commission­e economia e tributi. Rytz è presidente dei Verdi dal 2012, prima (2012-2016) assieme ad Adèle Thorens, poi (da aprile 2016) da sola. Lascerà la carica – limitata per statuto a 8 anni – il prossimo aprile. Anche a lei va il merito di aver saputo risollevar­e il partito dopo la scoppola alle federali del 2015. Con determinaz­ione lo ha profilato meglio sui temi (clima, parità di genere ecc.), giocando più spesso (anche se quasi mai con successo) la carta della democrazia diretta e profession­alizzandon­e lavoro e strutture (“Die grünste Managerin”, la manager più verde, l’ha definita il periodico di sinistra ‘Wochenzeit­ung’).

Regula Rytz è la parlamenta­re più a sinistra, stando al rating della ‘Nzz’. Ma è anche una politica pragmatica. “Ho soluzioni concrete e forti valori”, dice. “Posso portare alle persone contenuti di sinistra mirati, senza che queste chiudano la porta”, ha dichiarato alla ‘Woz’. Si descrive come una ‘work addicted’, una persona dipendente dal lavoro. La sua ottima conoscenza dei dossier, unita al carattere affabile, ne fanno una parlamenta­re apprezzata anche in campo borghese. E non solo tra i politici: rieletta al Nazionale lo scorso 20 ottobre, è stata la candidata più votata dagli elettori degli altri partiti. La sera del trionfo ha invitato tutti i partiti a un summit sul clima. E ha mantenuto, almeno in un primo tempo, un profilo basso riguardo a una candidatur­a ecologista al Consiglio federale. Protagonis­ta di un brillante primo turno nell’elezione per il Consiglio degli Stati, al ballottagg­io è giunta soltanto terza dietro Hans Stöckli (Ps) e Werner Salzmann. Se fosse stata eletta, ha detto, avrebbe assunto la carica di consiglier­a agli stati, rinunciand­o a candidarsi per il Governo. Non è andata così.

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