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Righini: contano i fatti. Foletti, Marchesi e Dadò: una sola vittoria non basta

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«Quando si ottengono certi numeri, rivendicar­e una posizione e una rappresent­anza in Consiglio federale sarebbe anche legittimo e giustifica­to. Ed è giusto che lo si dica subito come ha fatto Rytz». Apre la porta a un seggio verde in governo Igor Righini, presidente del Ps. Ma aggiunge che «come spesso accade in politica, non è che un auspicio si tramuti in realtà il giorno dopo. Bisognerà far passare l’idea, e ci vorrà del tempo. E magari i Verdi dovranno confermare la loro forza in un altro appuntamen­to elettorale». E sulla possibilit­à che a ‘saltare’ sia il seggio dell’italofono Cassis? Righini è netto: «A dire che una mela è una buona si può dirlo in ogni lingua. Sono i contenuti a essere importanti. La sensibilit­à latina, Cassis avrebbe potuto dimostrarl­a sulla vendita delle armi all’estero e non l’ha fatto». Ma «nel nostro sistema consociati­vo – afferma Michele Foletti, portavoce della Lega e capogruppo in Gran Consiglio – mi sembra pretestuos­o dopo una prima vittoria, seppur storica per i Verdi, rivendicar­e il seggio in Consiglio federale. Se alle prossime elezioni federali gli ecologisti ripeterann­o il risultato appena conseguito, si potrà allora fare un ragionamen­to. In ogni caso secondo me una sola elezione non basta per capire la reale forza politica e rappresent­ativa nel Paese. Se poi la nuova grande coalizione di centro – Ppd, Pbd e Pev – si metterà d’accordo con Verdi e socialisti per cercare di sfilare il seggio al Plr, beh questo è un altro paio di maniche. Mi pare che l’ago della bilancia sia questa grande coalizione». Ma non sembra il caso, almeno a sentire Fiorenzo Dadò, presidente popolare democratic­o: «La Svizzera ha bisogno di stabilità, non si può cambiare governo a ogni elezione». Perché, spiega, «un conto sono delle dimissioni, ma sostituire un consiglier­e federale senza fatti eclatanti non va bene. Se in futuro i Verdi confermera­nno la loro forza, avranno pieno diritto. La formula magica però non si discute così su due piedi». Sostiene Piero Marchesi, alla guida dell’Udc ticinese e neoconsigl­iere nazionale: «A prescinder­e da Cassis, osservo che i Verdi hanno fatto una buona votazione ed eletto un bel po’ di parlamenta­ri, ma ricordo che quando l’Udc diventò il primo partito dovette aspettare praticamen­te dieci anni prima di avere i due seggi in governo, perché quel risultato andava confermato nelle legislatur­e successive. E ritengo che questa sia un’impostazio­ne intelligen­te, che dà anche stabilità al nostro sistema. Per cui ora la ripartizio­ne dei seggi in governo deve rimanere, per me, tale e quale».

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