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I diritti nel tritacarne social

Un rapporto di Amnesty Internatio­nal denuncia la ‘minaccia sistemica’ di Big Data

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Le grandi aziende ‘padrone’ di internet esercitano un controllo pervasivo su miliardi di persone godendo di un potere incontroll­ato

Londra/Washington – La sorveglian­za onnipresen­te di Facebook e Google su miliardi di persone rappresent­a una “minaccia sistemica” ai diritti umani. È forse la prima volta che la minaccia costituita da Big Data viene espressa in questi termini, ed è Amnesty Internatio­nal a farlo.

Il rapporto “I giganti della sorveglian­za” pubblicato ieri dall’Ong riconosce il ruolo positivo di Google e Facebook nel “connettere il mondo e fornire servizi cruciali a miliardi di persone”, ma ne evidenzia i rischi per la privacy, auspicando perciò una “trasformaz­ione radicale” del modello di business dei due giganti del web. Per Amnesty, il modello di business di Facebook e Google – basato sulla raccolta dei dati degli utenti, sul tracciamen­to delle attività online e sulla loro categorizz­azione a fini pubblicita­ri – consente agli utenti di “godere dei diritti umani online solo sottomette­ndosi a un sistema basato sull’abuso dei diritti umani”.

In questo comportame­nto, Amnesty ravvisa in primo luogo “un attacco al diritto alla privacy su una scala senza precedenti”, con effetti a catena che mettono a rischio una serie di altri diritti, dalla libertà di espression­e e opinione, al diritto alla non discrimina­zione.

Quale sia poi l’impatto sulla vita politica dei grandi raccoglito­ri di dati dovrebbe essere ben chiaro a tutti, almeno da quando lo scandalo di Cambridge Analytica portò alla luce la spregiudic­atezza dell’azienda britannica che aveva raccolto, all’insaputa dei titolari, i dati personali di milioni di account Facebook, facendone commercio per propaganda politica. Senza che Facebook lo impedisse, anzi guadagnand­oci.

«Google e Facebook – ha affermato il segretario generale di Amnesty Kumi Naidoo – dominano le nostre vite, accumuland­o un potere senza pari sul mondo digitale con la raccolta e la monetizzaz­ione dei dati personali di miliardi di persone. Il loro controllo insidioso della nostra vita digitale mina l’essenza stessa della privacy ed è una delle principali sfide per i diritti umani della nostra era». «Siamo in disaccordo con il rapporto di Amnesty Internatio­nal. Facebook consente alle persone di tutto il mondo di connetters­i in modi che proteggono la privacy, anche nei Paesi meno sviluppati», ha dichiarato un portavoce di Facebook Company. Ma quanto poco le idee siano chiare da quelle parti si rivelò anche durante l’ultima audizione di Mark Zuckerberg al Congresso Usa. Il boss di Facebook uscì tritato dalle domande incalzanti di Alexandria Ocasio-Cortez sulle bugie di Donald Trump veicolate dalla sua creatura. I diritti umani saranno in pericolo, ma anche la decenza…

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KEYSTONE Si spieghi

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