Incendio alla Farera, chiesti sei anni
Oggi la sentenza per il ladro seriale di 23 anni e per il complice dei furti 26enne
«Due delinquenti, giovani ma già di lungo corso, particolarmente pericolosi perché disorganizzati e influenzati da alcol e droga». È stata una requisitoria relativamente breve ma incisiva quella della procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, che ieri alle Assise criminali di Mendrisio (ma in Lugano) ha tracciato il profilo dei due maghrebini accusati di una decina di reati. Fra questi, spicca l’incendio appiccato nel dicembre scorso dal 23enne algerino nella propria cella del carcere Farera dov’era detenuto, e poi la serie di furti commessi da lui e dal complice, un marocchino 26enne. Colpi che sono stati una dozzina e commessi nel giro di soli tre giorni a fine ottobre 2018. Entrati a Chiasso, i due hanno rubato un’auto e dirigendosi verso nord – la destinazione pare fosse la Germania – hanno commesso una serie di furti prevalentemente in automobili e abitazioni private. Il loro viaggio criminale si è concluso in Mesolcina, dove – dopo un ulteriore colpo messo a segno in un ristorante – la polizia grigionese ha identificato la vettura rubata, arrestandoli e dando avvio all’inchiesta. Il valore globale della refurtiva è di 205’000 franchi per il 23enne e di 64’000 per il 26enne, per reati commessi anche in Svizzera francese e contestati. Per quelli effettuati nella Svizzera italiana, i due si erano accordati invece di spartirsi a metà il bottino. «Si muovevano arraffando quel che potevano, senza uno schema preciso, senza assicurarsi che le case fossero vuote». Un’imprevedibilità sfociata in alcuni episodi di violenza: una famiglia del Bellinzonese è stata minacciata e aggredita durante una rapina dal 23enne, mentre l’altro – tirando un calcio a una porta – ha ferito, accidentalmente secondo la difesa, una donna durante un altro colpo. Lanzillo ha chiesto sei anni di detenzione per il 23enne e trenta mesi per il 26enne. In particolare, sul primo pesa il pianificato tentativo di evadere dopo aver appicato l’incendio. Il giovane ha ammesso infatti di aver voluto approfittare della giacenza in ospedale per scappare. E il ricovero per intossicamento c’è effettivamente stato, ma il suo piano è fallito. Anzi: «Col suo agire ha messo a rischio la salute e la vita di numerose altre persone». E il reato di incendio intenzionale da solo pesa per la metà della richiesta di pena formulata dalla pp. Da non sottovalutare infine, per entrambi, i reati legati alla circolazione «viste le condizioni psico-fisiche in cui guidavano». Chiesta infine per entrambi l’espulsione dalla Svizzera per 15 anni.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Gianella (il 23enne) e Manuela Fertile (il 26enne). Entrambi hanno chiesto una pena ridotta rispetto all’accusa. Gianella in particolare ha contestato l’aggravante dell’incendio, sostenendo che si sia trattato di un gesto dimostrativo per esprimere malcontento. Oggi la Corte presieduta dal giudice Marco Villa pronuncerà la sentenza.