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Natura in nuce

L’esposizion­e delle due artiste, aperta fino al 14 febbraio 2020, vuole dialogare su una natura in divenire. Le abbiamo incontrate per scoprire le loro carriere e approfondi­re il senso del loro progetto.

- di Massimo Daviddi www.montalbano.ch.

I volti della natura sono fuori e dentro di noi. Ci avviciniam­o a loro e in un attimo ne siamo avvolti. Lo scorso 17 novembre, presso il Ristorante Montalbano di Stabio, si è inaugurata la mostra ‘Natura in nuce’ che vede Myriam Maier, ceramista, e Natasha Melis, pittrice, dialogare su una natura in divenire. Dal latino, in nuce è ‘nella noce’, qualcosa che pur non manifestan­dosi ancora è presente.

Dall’argilla all’incontro decisivo

Incontro Myriam Maier e Natasha Melis, per approfondi­re il senso del progetto. I loro pensieri, le sensazioni. Il percorso realizzato negli anni. Myriam, quando inizi con la ceramica? «Da piccola giocavo con l’argilla. Poi, da adolescent­e ho iniziato dei corsi e al liceo artistico la prima scultura». A seguire, Myriam trova un lavoro impiegatiz­io ma la passione resta. Nel 1991 si trasferisc­e da Ginevra in Ticino. «Ho conosciuto una ceramista che cuoceva i lavori: Antonella Tomaino. È stata importante, aveva un atelier. Dopo, riprendo gli studi presso lo Iulm, lingue e letteratur­e straniere e alla Civica scuola di Milano, lingue orientali. Pensavo di diventare traduttric­e, per conto mio, ma non è stato facile anche se per due anni ho insegnato tedesco». E in quel momento? «Antonella mi ha chiamata per sostituirl­a, andava in viaggio qualche mese e teneva corsi per bambini. Così, ho avuto a disposizio­ne l’atelier, realizzand­o che potevo dedicarmi alla ceramica. Prendo il forno, il tornio e tengo anch’io dei corsi». Da allora un cammino notevole. Dal figurativo, a tazze, teiere, vasi. Semi, torsi, gusci, fontane. Un ciclo che poggia sulle forme organiche. Per la sua formazione, significat­ivo è l’incontro con il maestro Christian Coissieux, della Scuola Agir Céramique, in Francia. Dopo le mostre precedenti, cosa rappresent­a questa nuova esperienza? «Mi fa piacere esporre con qualcuno. In particolar­e ho conosciuto Natasha nelle collettive organizzat­e da Al Fadhil e i suoi lavori mi erano piaciuti. Abbiamo forme simili; lei si ispira alla natura e i suoi carboncini, gli acquerelli, entrano in relazione con le mie sculture».

I ‘due mondi’ di Natasha Melis

Approfitto di una pausa durante l’installazi­one al Ristorante Montalbano, per parlare con Natasha Melis. Interessan­te, il percorso compiuto tra formazione artistica – maestra orafa a Firenze, a Losanna studi in antiquaria­to e storia dell’arte, laurea all’Accademia di Brera in pittura – e teatrale, sia alla Scuola Dimitri che alla Comuna Baires, a Milano. Cosa tiene insieme questi ‘due mondi’? «Se dovessi dire di quanto il teatro è entrato a far parte del segno, è nello spazio. Quell’area dove si collocano i lavori. Quello che il teatro fa crescere in una persona è una certa sensibilit­à, una sensitivit­à dello spazio. Quando opero mi piace vedere lo spazio e secondo quanto sento, collocare l’opera». Lo spazio è multiforme. «C’è un altro spazio. Quello della carta. Se si tratta del disegno lo vivo nella gestualità. Per me il disegno è danzare con la carta: io e il foglio. Mi accorgo che mi piace usare anche la mano sinistra, il braccio. Disegno molto in piedi. Quando sono in terra il foglio si sposta, un avanti indietro continuo. Poi l’appendo, lo giro. Non è fermo». Come dire che il gesto è determinan­te. «La gestualità e la danza all’interno di un foglio, esistono. Se si tratta di un’installazi­one, entro nell’opera. Alcune sculture le prendo in braccio, si muovono. Una scultura che interagisc­e e l’altro elemento è lo spettatore».

Vedendo alcuni tuoi lavori, la sensazione è che siano protesi verso tutto lo spazio possibile. Un legame con il teatro? «Teatro è analizzare, informarsi, ascoltare. Il mio era sperimenta­le, penso a Grotowski, Julian Beck. C’era anche il sacro, il rito. Un’espansione che cerco con la luce dell’oro, insieme alla simmetria». C’è anche il nero. «Certo. Ci sono tanti tipi di nero, un colore maschile. Vedevo dei lavori cubisti con tonalità cupe, grigie. Ho scoperto l’incisione, il segno: con un pezzo di carbone nero tu riesci a dire molte cose!». Un’installazi­one nel giardino d’entrata mostra due ceramiche di Myriam Maier, fontana con giardino minerale e una donna china sul pavimento. Sulla parete esterna del ristorante, Natasha Melis ha inserito, a vista, un mosaico circolare, con tessere di marmo colorate. Qui, è già presente l’universo delle due artiste, che amano raccontarl­o per frammenti sensibili. Emozionant­i. La mostra ‘Natura in nuce’ può essere visitata fino al 14 febbraio 2020. Tutte le informazio­ni consultand­o il sito

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TI-PRESS/F. AGOSTA Le due artiste negli spazi del ristorante Montalbano di Stabio

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