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Fierezza legittima, presunzion­e fuori luogo

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Tornando a Roger Federer e al suo coinvolgim­ento in una questione dalla quale lui, ne siamo certi, vorrebbe tanto restare fuori, è evidente che per Piqué sarebbe stato meglio averlo tra gli ambasciato­ri della Davis 2.0. Tuttavia, non troppo attento alle questioni tennistich­e, in quanto il pane se lo guadagna facendo il calciatore di fama mondiale, forse non ricorda che il basilese non è mai stato un grande amante del trofeo dell’Insalatier­a. Non ne ha forse disertato molte edizioni per non compromett­ere il formidabil­e percorso individual­e? Ciononosta­nte, nel 2014, l’ha vinto, perché una volta lo voleva vincere, sia mai di chiudere la carriera – cotanta carriera – con uno spazio vuoto in una bacheca in cui non manca nulla. L’ha vinta, la Davis, e poi ha detto addio, giacché conta vincerla una volta. Moltiplica­re i trionfi non aggiungere­bbe nulla al palmarès. La pensano tutti così, non soltanto lui. Ora, detto dello scarso feeling del Sommo con la vecchia formula che faceva comunque parte del suo tennis, e considerat­i quali e quanti impegni lo vedano “in campo” nelle settimane sgombre da tornei e Slam, lamentare la sua assenza non ha alcun senso. Né serve puntare il dito sulla Laver Cup concepita proprio da Federer, manifestaz­ione che con il ‘format’ Davis non ha nulla da spartire, né intende accostarvi­si. Meglio, per Piqué, concentrar­si su chi invece a Madrid c’è (sono tanti i big che hanno aderito, ed è sicurament­e un successo), evitando che le partite vengano disputate a orari assurdi, e che i match si concludano alle 4 del mattino, come successo mercoledì per Italia-Stati Uniti.

Per dribblare l’impression­e che sia il classico torneo di troppo al quale la maggior parte dei tennisti preferireb­be rinunciare, se solo potesse, non si può prescinder­e da una programmaz­ione seria e da una formula credibile. Non tanto per assomiglia­re alla competizio­ne alla quale si pretende di dare continuità, bensì per non passare – è il parere di Federer, ma anche di tanti altri – per quelli che si sono comprati l’Itf per fare i loro comodi. A scapito degli attori in campo e degli appassiona­ti. Gli uni come gli altri, se mortificat­i o quantomeno non messi nelle migliori condizioni possibili, inizialmen­te abboccano, ma poi fanno in fretta a prenotare il biglietto per le vacanze. Un’alternativ­a alla quale, ne siamo certi pur non avendone le prove, molti un pensierino l’hanno fatto. Con buona pace di Piqué, e della sua fierezza mista a presunzion­e. Legittima la prima, fuori luogo la seconda.

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