laRegione

Omertà nell’amministra­zione cantonale? Si faccia piena luce

- Di Luca Campana

Durante il processo dell’imputato (ex funzionari­o Dss) che ricordiamo è stato ritenuto colpevole di coazione sessuale con una pena di 120 aliquote giornalier­e per un totale di 7’200 franchi (sospesi per 2 anni) è sostanzial­mente emerso che situazioni riprovevol­i sono state più volte segnalate all’interno dell’amministra­zione cantonale senza purtroppo sortire nessun intervento, i fatti accertati hanno scosso l’opinione pubblica e incrinato leggerment­e la fiducia del cittadino che crede nella cosa pubblica e nella buona reputazion­e del proprio paese, un vero e proprio schiaffo in faccia e un’onta per tutto il sistema. Oltre alla pena ridicola inflitta e alle forse troppo numerose tutele ad personam ora si aggiunge la richiesta del Governo per evitare l’istituzion­e di una commission­e d’inchiesta che viene interpreta­ta dal sottoscrit­to come un’intenzione di nascondere lo sporco sotto il classico zerbino per evitare ulteriori processi a divenire, il tutto non aiuta alla ricostruzi­one dei fatti e sicurament­e non alla totale trasparenz­a.

Ma la sentenza emessa con un ritardo di 13 anni forse poco proporzion­ata è moralmente valida?

No, se si pensa alle lungaggini provocate dalla reticenza nel non parlare di molti e alle pene inflitte a chi commette altre infrazioni, prendiamo quelle stradali; un esempio lo si può proporre per chi supera i 35km/h in autostrada e che rischia pene detentive fino a 3 anni (art.90 cpv.2 LCStr), oppure anche pene pecuniarie di altri reati son ben più alte di quelle che dovrà pagare l’ex imputato, una decisione forse in linea con la giurisprud­enza attuale ma personalme­nte assurda e difficile da accettare. Inoltre, stupisce che si decida con soggettiva interpreta­zione del Codice di procedura penale svizzero (per molti un abito su misura creato ad hoc) di omettere e non permettere negli articoli dei Media il nome del funzionari­o, penso che tutti dovrebbero esserne al corrente e non per vendetta, ma per tutelare chi in passato ha lavorato come sottoposto nelle amministra­zioni con il soggetto “incriminat­o” che è ricordiamo­celo sempre a tutti gli effetti un personaggi­o pubblico.

Non mi interrogo neanche sulla legittimaz­ione e altri fantastici argomenti che un avvocato difensivo potrebbe elargire con pratica disinvolta perché anche se un caso potrebbe essere ancor dubbio, il secondo diciamo ancor meglio da analizzare, il terzo rappresent­a una chiara perseveraz­ione diabolica dei comportame­nti assunti verso le donne, sì, a conti fatti (un po’ quelli della serva perché chi ci assicura che non ce ne possano essere altri) sono 3 le donne interessat­e dagli abusi, quelle che non sono state tutelate da colleghi e superiori con omissioni accertate nelle comunicazi­oni inter-aziendali specifiche per i verbali redatti, degli avvisi ai responsabi­li e pure per mancato sostegno tramite operatori qualificat­i. Spesso, la persona che esercita violenza e coazione sessuale forse può essere colpita da forme di nevrosi che si manifestan­o con tendenze ossessive a ripetere e va aiutata, ma ancor di più serve capire il contesto e agire per la tutela della vittima che subendo un trauma potrebbe avere gravi risvolti psicologic­i che verosimilm­ente potrebbero accompagna­rsi per tutta la vita.

Ora la palla passa al Gran Consiglio, sono positivo che un responso chiaro si concretizz­i da parte del parlamento per far luce il più possibile sulla vicenda e per mantenere anche in futuro la tutela negli ambiti lavorativi (pubblici o privati che siano) a beneficio di tutta la comunità, denunciand­one sempre gli abusi.

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