Omertà nell’amministrazione cantonale? Si faccia piena luce
Durante il processo dell’imputato (ex funzionario Dss) che ricordiamo è stato ritenuto colpevole di coazione sessuale con una pena di 120 aliquote giornaliere per un totale di 7’200 franchi (sospesi per 2 anni) è sostanzialmente emerso che situazioni riprovevoli sono state più volte segnalate all’interno dell’amministrazione cantonale senza purtroppo sortire nessun intervento, i fatti accertati hanno scosso l’opinione pubblica e incrinato leggermente la fiducia del cittadino che crede nella cosa pubblica e nella buona reputazione del proprio paese, un vero e proprio schiaffo in faccia e un’onta per tutto il sistema. Oltre alla pena ridicola inflitta e alle forse troppo numerose tutele ad personam ora si aggiunge la richiesta del Governo per evitare l’istituzione di una commissione d’inchiesta che viene interpretata dal sottoscritto come un’intenzione di nascondere lo sporco sotto il classico zerbino per evitare ulteriori processi a divenire, il tutto non aiuta alla ricostruzione dei fatti e sicuramente non alla totale trasparenza.
Ma la sentenza emessa con un ritardo di 13 anni forse poco proporzionata è moralmente valida?
No, se si pensa alle lungaggini provocate dalla reticenza nel non parlare di molti e alle pene inflitte a chi commette altre infrazioni, prendiamo quelle stradali; un esempio lo si può proporre per chi supera i 35km/h in autostrada e che rischia pene detentive fino a 3 anni (art.90 cpv.2 LCStr), oppure anche pene pecuniarie di altri reati son ben più alte di quelle che dovrà pagare l’ex imputato, una decisione forse in linea con la giurisprudenza attuale ma personalmente assurda e difficile da accettare. Inoltre, stupisce che si decida con soggettiva interpretazione del Codice di procedura penale svizzero (per molti un abito su misura creato ad hoc) di omettere e non permettere negli articoli dei Media il nome del funzionario, penso che tutti dovrebbero esserne al corrente e non per vendetta, ma per tutelare chi in passato ha lavorato come sottoposto nelle amministrazioni con il soggetto “incriminato” che è ricordiamocelo sempre a tutti gli effetti un personaggio pubblico.
Non mi interrogo neanche sulla legittimazione e altri fantastici argomenti che un avvocato difensivo potrebbe elargire con pratica disinvolta perché anche se un caso potrebbe essere ancor dubbio, il secondo diciamo ancor meglio da analizzare, il terzo rappresenta una chiara perseverazione diabolica dei comportamenti assunti verso le donne, sì, a conti fatti (un po’ quelli della serva perché chi ci assicura che non ce ne possano essere altri) sono 3 le donne interessate dagli abusi, quelle che non sono state tutelate da colleghi e superiori con omissioni accertate nelle comunicazioni inter-aziendali specifiche per i verbali redatti, degli avvisi ai responsabili e pure per mancato sostegno tramite operatori qualificati. Spesso, la persona che esercita violenza e coazione sessuale forse può essere colpita da forme di nevrosi che si manifestano con tendenze ossessive a ripetere e va aiutata, ma ancor di più serve capire il contesto e agire per la tutela della vittima che subendo un trauma potrebbe avere gravi risvolti psicologici che verosimilmente potrebbero accompagnarsi per tutta la vita.
Ora la palla passa al Gran Consiglio, sono positivo che un responso chiaro si concretizzi da parte del parlamento per far luce il più possibile sulla vicenda e per mantenere anche in futuro la tutela negli ambiti lavorativi (pubblici o privati che siano) a beneficio di tutta la comunità, denunciandone sempre gli abusi.