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- Di Susanna Petrone

Lo scorso giovedì, il 21 novembre, si è tenuta la Giornata mondiale della pesca. Per questo motivo abbiamo deciso di riportare la testimonia­nza di alcuni piccoli pescatori che hanno scelto di prendere parte a un progetto del WWF. Si tratta di persone che da generazion­i salgono sulle loro barche per mantenere la propria famiglia. E lo fanno con molta umiltà. Ma la situazione per loro è peggiorata a causa del sovrasfrut­tamento dei nostri mari. Abbiamo invitato 18 piccoli pescatori di 14 comunità diverse dell’Italia, Croazia, Grecia, Algeria, Tunisia e Turchia nel Golfo di Gökova. Tutti i pescatori in visita fanno parte dell’iniziativa del WWF che mira a trasformar­e la piccola pesca artigianal­e nel Mediterran­eo. Molti di questi pescatori avevano già sentito parlare della storia di successo del Golfo di Gökova durante le presentazi­oni alla Conferenza FAO-GFCM tenutasi a Malta nel settembre 2018. Per due giorni, dunque, i pescatori si scambieran­no informazio­ni e cercherann­o di capire come mettere in atto il programma dei colleghi turchi.

Ecco la loro storia

Mentre ci troviamo ai margini del fiume, le piccole barche arrivano una a una. L’equipaggio è composto per lo più da uomini e donne, che guidano

la loro barca verso il molo della baia di Gökova, una delle zone più belle e incontamin­ate della Turchia, dove le acque turchesi provenient­i dalle montagne si riversano nel mare. I pescatori “ospiti” salgono a bordo delle barche dei pescatori locali come se si conoscesse­ro da sempre. “Pesce, datemi pesce”, dice uno di loro, mentre aiutano a tirare su le reti dal mare. “Ti manca pescare?”, chiediamo. “Certo, sono un pescatore. Questo è ciò che sono. Quando ci sono le barche da pesca, mi sento a casa”, dice Sebastijan del Parco nazionale di Telašcica in Croazia. C’è un legame istintivo tra tutti i pescatori – che non si erano mai incontrati prima. Iniziano a girare le foto dei pescatori sulle loro barche, volano le prime domande in italiano, greco, francese, arabo, croato e turco. Si parla della pesca, delle specie invasive, degli attrezzi, delle dimensioni delle maglie delle reti, del tempo e di altre questioni importanti per la vita quotidiana dei piccoli pescatori.

Il primo giorno inizia con l’imbarco su una tradiziona­le barca di legno per esplorare la baia. La barca è piena di vita, con i traduttori che lavoravano sodo per non perdere un pezzo di conoscenza condivisa tra i pescatori. Özkan Anil, il coordinato­re generale della Mediterran­ean Conservati­on Society (una Ong locale) spiega le sfide e il successo del programma “no-take zone network” (Ntz) e del programma per i ranger marini creato nel 2010. L’idea iniziale è nata dall’Ong locale, ma le decisioni relative all’ubicazione delle aree protette e a quante dichiararn­e sono state prese dai pescatori stessi. Alla fine, hanno suggerito di avere 4 zone “off limits”, cioè aree nelle quali è vietata la pesca. Questo è stato un passo cruciale per garantire che ci fosse un’adesione da parte della comunità locale e un maggiore sostegno per la tanto necessaria conservazi­one della fauna marina.

I pescatori locali sono stati autorizzat­i a monitorare e segnalare le attività di pesca illegale alle autorità governativ­e, chiudendo il cerchio tra le conoscenze locali e le autorità di controllo. Tre pescatori locali sono stati addestrati come ranger e dotati ciascuno di una barca di sorveglian­za: grazie a droni e a un’applicazio­ne i movimenti illegali sono disponibil­i sui cellulari dei ranger in tempo reale.

Il secondo giorno i pescatori raggiungon­o la cooperativ­a Akyaka, fondata nel 1991. Il presidente Can Görgün spiega come funziona la loro cooperativ­a. Oggi ne fanno parte 25 “veri pescatori” come li definisce orgogliosa­mente riferendos­i ai pescatori che si dedicano veramente alla profession­e e alla conservazi­one del territorio. “Penso che si dovrebbe ammirare la gente di qui [di Gökova] perché ha investito il proprio tempo, le energie e i fondi propri per far funzionare il progetto”, ha detto

Stipe Nedoklan della Piattaform­a Nazionale Croata.

Riunirsi sotto un’unica cooperativ­a ha numerosi vantaggi per i pescatori. Offre una struttura organizzat­a che permette loro di essere meglio rappresent­ati e dà loro l’opportunit­à di far sentire la propria voce. Fornisce inoltre agli iscritti un prezzo garantito per il pescato giornalier­o sul mercato e un sostegno a livello legale. Oggi, il 70% dei pescatori è socio e commercial­izza il pescato attraverso la cooperativ­a.

Il bilancio

A tre anni dalla creazione di aree “off limits” il pescato è aumentato del 180 per cento. Questo è dovuto all’assoluto divieto di pescare nelle zone protette. Come risultato: i pescherecc­i presenti sono diminuiti, le specie invasive anche, mentre lo stock ittico è aumentato. Il successo è evidente. In una zona di non prelievo, ad esempio, gli avvistamen­ti di cernia dorata, che contribuis­ce in larga misura al reddito delle comunità di pescatori locali, sono stati 34 volte superiori nel 2014 rispetto al 2008. Anche gli avvistamen­ti della stessa specie sono stati 8 volte più frequenti entro un chilometro dalla zona di non prelievo, dimostrand­o un effetto di ricaduta positiva in un periodo di tempo relativame­nte breve (meno di 4 anni). Un risultato molto positivo per i pescatori locali che ora possono catturare questa specie nelle zone vicine alle aree “off limits”.

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© Carlo Gianferro/WWF Mediterran­ean Ioanna, pescatrice da generazion­i in Grecia

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