Per il numero di disoccupati, meglio il dato Ilo
Il tasso di disoccupazione Ilo e quello Seco forniscono risultati molto diversi: a ottobre 2019 quello Seco era del 2,6%, con un calo decennale di 2,5 punti percentuali. Disoccupati dimezzati? No davvero, se si guarda al dato Ilo, che segna un 8,1% e un incremento di 2 punti su base decennale. Chi ha ‘ragione’?
La differenza è dovuta alle metodologie di calcolo. Per farla breve: Seco misura solo gli iscritti agli Uffici regionali di collocamento, senza un impiego e immediatamente collocabili. Si tratta di un dato esatto, ma basato su una definizione molto restrittiva di cos’è un disoccupato: ad esempio, se si è iscritti a un corso qualsiasi organizzato dagli Urc, non si viene conteggiati in quanto non “immediatamente collocabili”. E basta un cambiamento nella legge sulla disoccupazione per influenzare il numero di iscrizioni (vedi intervista).
Il dato Ilo invece ha natura puramente economica: include anche i disoccupati non iscritti agli Urc. È una stima, alla quale va associato un margine di errore e che a volte produce sbalzi strani, come successo negli ultimi due trimestri. Questo
però non deve indurre a pensare che il dato sul lungo periodo – medie annue e andamenti decennali – sia inattendibile (un mio precedente articolo sugli ultimi rilevamenti conteneva alcune generalizzazioni e imprecisioni che potevano spingere a questa affrettata conclusione: me ne scuso). Ilo si basa su un’indagine che comprende un ampio sondaggio telefonico – la prima intervista dura circa 45 minuti – volto ad accertare in modo accurato e con metodologia standardizzata a livello internazionale l’effettiva disoccupazione e disponibilità all’impiego dell’intervistato, in un ventaglio anagrafico tra i 15 e i 74 anni. Si intende disoccupato chi non ha lavorato neppure un’ora nella settimana di riferimento dell’indagine, ha cercato attivamente impiego nelle quattro settimane precedenti (e si accerta come), ed era disponibile a iniziare subito un’attività. In Ticino gli intervistati sono circa 8mila. Appare dunque chiaro quanto il dato Ilo, oltre che attendibile, sia il più vicino al ‘senso comune’ di quello che intendiamo per disoccupati. Ai quali si aggiungono i sottoccupati: 9,6% nel 2018.