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L’antisemiti­smo non ha data di scadenza

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Un quarto dei cittadini europei, o pochi meno, nutrono “forti attitudini negative” verso gli ebrei. Non è propriamen­te una sorpresa, ma il dato la dice lunga sul radicament­o del pregiudizi­o antisemita, registrato da una indagine condotta tra Europa, Canada, Sud Africa, Argentina e Brasile tra aprile e giugno del 2019 su commission­e della Anti-Defamation League (Adl), organizzaz­ione ebraica internazio­nale. Un quadro che conferma la non casualità dei tanti episodi avvenuti negli ultimi tempi, non ultimo l’assalto alla sinagoga di Halle in Germania. L’ipersensib­ilità sul tema e la sua facile manipolazi­one (da parte dei propagandi­sti che equiparano le critiche al governo israeliano all’antisemiti­smo) non inficiano la sostanza: il pregiudizi­o antigiudai­co non ha confini, compresi quelli tra diversi orientamen­ti politici. Se rispetto ad una precedente inchiesta del 2015, rilevano i ricercator­i, “le attitudini antisemite rimangono quasi identiche in Europa occidental­e, le stesse invece crescono all’est e al centro del Vecchio

Continente cavalcando vecchi pregiudizi e stereotipi anti ebraici”. In Polonia c’è stato un aumento dell’11%, in Ucraina del 14%, in Russia dell’8% e anche in Ungheria. Scendono invece in Italia e Austria. Complice l’egemonia politica dell’estrema destra al governo, in Polonia le attitudini antisemite hanno raggiunto il 48% della popolazion­e, mentre erano al 37% nel 2015. Circa tre su quattro degli interrogat­i hanno sostenuto, ad esempio, che “gli ebrei parlano troppo di quello che è successo loro durante la Shoah”. In Ungheria – dove il panorama politico è analogo – il 25% della popolazion­e crede che “gli ebrei vogliano indebolire la cultura nazionale esprimendo­si a favore di un maggior numero di immigranti in ingresso”.

Gli stereotipi restano gli stessi: il controllo della finanza e dell’economia (in Ungheria lo pensa il 71%), la slealtà (gli ebrei sono più leali ad Israele che alla propria nazione). Accusa questa che, ad esempio, in Italia (dove pur si è registrato un calo dell’11% rispetto ai dati del 2015), viene rivolta, secondo l’indagine, da oltre il 40% della popolazion­e. Lo stesso avviene in Germania, in Danimarca, in Spagna, in Olanda, in Belgio e in Austria.

Non necessaria­mente tuttavia, ai sentimenti antisemiti seguono o si accompagna­no azioni violente: sono rari in Ungheria e Polonia, ma sono cresciuti di oltre il 10% in Germania e nel Regno Unito nei primi sei mesi del 2019.

È importante infine rilevare che l’atteggiame­nto dei musulmani in Belgio, Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito tende ad essere meno antisemita rispetto ad altre nazioni extraeurop­ee, dal Nord Africa al Medio Oriente.

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