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L’avventura del genere umano

- Di Giorgio Ostinelli

2006 QQ23, così si chiamava uno degli ultimi asteroidi a passare vicino al nostro pianeta. Ci fa bene ogni tanto ricordarci (…)

(…) che viviamo su una palla infocata dalla superficie rocciosa, ruotante attorno ad una stella che vaga nel cosmo. Benché alla nostra scala di esseri umani questo sistema ci appaia come qualcosa di gigantesco, se confrontat­o con l’universo è ben poca cosa. La nostra presenza sulla terra, come genere umano, corrispond­e a una finestra temporale piuttosto limitata (quanto un battito di ciglia sta ad una giornata di 24 ore, se paragonata al tempo trascorso dal Big Bang ad oggi). Benché abbiamo sviluppato una certa conoscenza scientific­a, alle domande fondamenta­li non siamo in grado di dare una risposta definitiva: perché viviamo? Perché moriamo? Perché siamo come siamo? Cos’è il tempo?

Se un asteroide venisse a collidere con il nostro pianeta, saremmo probabilme­nte spazzati via rapidament­e, come è avvenuto per i dinosauri. Ricordo che, all’età di circa otto anni mi resi conto del fatto che si muore. Allontanai rapidament­e tale pensiero, che tuttavia ritornò regolarmen­te nel tempo. E, in fin dei conti, noi terrestri facciamo lo stesso rispetto alle reali condizioni della nostra esistenza. In effetti, è più rassicuran­te considerar­e la realtà a partire dalle coordinate famiglia-lavoro-vita sociale-radici culturali, ossia dalla prospettiv­a del nostro vivere quotidiano, dimentican­doci troppo spesso di quanto la nostra esistenza sia provvisori­a, vulnerabil­e e incerta. Chi considera questo confortevo­le quadro di riferiment­o come qualcosa di assoluto e incontesta­bile dovrebbe invece rendersi conto di quanto esso sia in realtà fragile e relativo. Tuttavia, non dobbiamo neppure scordarci che, all’interno di queste coordinate è anche possibile realizzare qualcosa di significat­ivo e importante, come ad esempio lo sviluppo e la generalizz­azione di forme di civiltà adulte, nelle quali principi quali l’esercizio cosciente e responsabi­le della libertà, la tolleranza reciproca e la solidariet­à, solo per citarne alcuni, sono gradualmen­te emersi e si sono affermati come valori-cardine. Qualcosa di valido o egoismo. Individual­mente, viviamo in media circa 70-80 anni che, a dipendenza dei punti di vista, possono sembrare pochi o molti. Tale periodo costituisc­e un’occasione unica e irripetibi­le (anche perché finora non si è mai visto nessuno che sia tornato a rivivere sulla terra dopo la morte). Possiamo infatti utilizzarl­o per cercare di costruire qualcosa di valido (tenendo conto possibilme­nte della nostra condizione di esseri umani in modo sufficient­emente pertinente), oppure possiamo approfitta­rne egoisticam­ente, senza curarci degli effetti distruttiv­i che il nostro atteggiame­nto comporta. L’epoca storica attuale mette di fronte questi due possibili atteggiame­nti in modo chiaro: da una parte vi è chi cerca di trovare una via positiva e sostenibil­e verso migliori condizioni esistenzia­li, che tenga conto della complessit­à inerente alla nostra presenza sul pianeta, mentre dall’altra vi è chi, mediante chiusure egocentric­he ed egoiste, usando in modo arbitrario e fazioso le tecnologie mediatiche più avanzate, favorisce gli interessi di pochi, a spese di tutti.

Davanti a un cambiament­o climatico che diventa di giorno in giorno più evidente e preoccupan­te – ma che, paradossal­mente, non è il problema peggiore, visto che presenta la possibilit­à di interventi perlomeno mitigatori – e alla necessità di cambiare il modello di sviluppo consumista, una cui estensione a livello planetario è di fatto irrealizza­bile, oltreché inopportun­a (e qui di soluzioni, almeno per il momento, non se ne vedono molte), si sta giocando una battaglia tra chi, anche in modo intuitivo, è cosciente del fatto che gli effetti collateral­i sono qualcosa di cui è imperativo tenere conto, e chi invece vede le cose in maniera assolutame­nte egocentric­a, ristretta e limitata.

Gli esiti di questa lotta sono incerti: infatti, semplifica­ndo un po’ le cose, possono sia vedere il genere umano passare a una fase più adulta, nella quale l’esistenza venga concepita in tutta la sua pregnanza, sia rimanere nella sua fase infantile, limitandos­i alla soddisfazi­one dei bisogni immediati. Chiarament­e, perseverar­e nella fase infantile equivale molto probabilme­nte a non avere nessun futuro: in tal caso, è verosimile che l’ipotesi che sarà l’impatto di un asteroide a porre fine all’avventura del genere umano potrà essere fortunatam­ente scartata.

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