laRegione

‘Sbagliò la polizia’

Eritreo minorenne ammanettat­o: condannato un agente, prosciolto Sansonetti

- Di Andrea Manna

Il Giudice e il Capitano. L’uno di fronte all’altro nel giorno, ieri a Bellinzona, della sentenza. Sono da poco passate le 15.15 quando alla Pretura penale il giudice Siro Quadri tira le conclusion­i: «La decisione è di prosciogli­mento dalle imputazion­i di coazione e di abuso di autorità per i fatti descritti nel decreto d’accusa, ma è di condanna per infrazione alla Legge federale sull’assicurazi­one per la vecchiaia e i superstiti». La sanzione: 40 aliquote giornalier­e, ciascuna di 30 franchi, poste al beneficio della condiziona­le per un periodo di prova di due anni e una multa, questa da pagare, di 240 franchi.

Viene dunque assolto da due dei tre reati contestati­gli dal Ministero pubblico, Marco Sansonetti, il ‘capitano’, come lo chiamavano i suoi subordinat­i, i colleghi agenti privati della Argo 1, la società, di cui era il responsabi­le operativo, che dal 2014 ai primi mesi di due anni fa si è occupata della sicurezza – dietro mandato del Dipartimen­to sanità e socialità, incarico assegnatol­e e rinnovatol­e senza però la necessaria risoluzion­e governativ­a – di centri d’accoglienz­a per richiedent­i l’asilo in Ticino. Fra cui quello di Camorino. Il bunker di Camorino. Dove la sera del 21 gennaio 2017 poliziotti della Cantonale avevano ricondotto, e affidato alla sorveglian­za della Argo 1, un minorenne di origine eritrea turbolento, in condizioni psico-fisiche alterate dal consumo di alcol, come sostenuto dalla Procura: il giovane rimase ammanettat­o per diverse ore al palo della doccia. Un episodio sfociato, penalmente, in decreti d’accusa a carico dei gendarmi coinvolti e di Sansonetti. Decreti ai quali sia i primi sia il secondo hanno fatto opposizion­e. Ieri i verdetti (vedi anche pagina 6).

Il giudice: al di là del penale fu una brutta storia

«Al di là del penale – premette il giudice Quadri – questa è una brutta storia. Qualcosa è sicurament­e andato storto» quel 21 gennaio del 2017: «Dispiace apprendere che per gestire un minorenne si sia dovuto ricorrere all’uso di manette, per diverse ore e in una situazione di estremo disagio». Esaminando l’accaduto dal profilo penale, altre però sono le valutazion­i, perlomeno con riferiment­o alla posizione di Sansonetti. Al ‘capitano’ «non è possibile ascrivere il reato di coazione», afferma il pretore. Certo, «le frasi» di Sansonetti all’indirizzo del ragazzo eritreo «non erano belle, ma sul piano giuridico non erano sufficient­emente forti da indurre la persona, la presunta vittima, a fare (o non fare) qualcosa che non avrebbe mai fatto». Inoltre la versione del ragazzo «diverge» da quella del ‘capitano’. Insomma «non ci sono prove che mi hanno permesso di capire cosa sia esattament­e successo» quella sera. Né coazione, né abuso di autorità (dato che il compito di sorvegliar­e i centri per richiedent­i l’asilo era stato assegnato alla Argo 1 dal Dss, ovvero dal Cantone, il ‘capitano’ agiva come un funzionari­o). Sansonetti «non ha ammanettat­o il ragazzo, lo ha preso in consegna su ordine della polizia, l’ha tenuto» nella struttura di Camorino «e lo ha ‘gestito’ piantonand­olo per un po’: ma non c’è la prova granitica che ha fatto quanto viene descritto nel decreto d’accusa». E pertanto «anche in virtù del principio ‘in dubio pro reo’ non è possibile dire con la sicurezza giuridica necessaria» che Sansonetti «abbia commesso un abuso di autorità» a danno del giovane.

Saltano due imputazion­i, il giudice conferma però il terzo reato contestato dalla procuratri­ce pubblica Margherita Lanzillo: l’infrazione alla Legge sull’Avs. E ciò in relazione a ore straordina­rie saldate in contanti ai collaborat­ori della Argo 1 da Sansonetti, «tramutate» tuttavia in rimborsi spese per non versare gli oneri assicurati­vi. «Secondo la giurisprud­enza del Tribunale federale, il datore di lavoro non è solo quello iscritto al Registro di commercio – rileva Quadri –. È anche chi ha poteri determinan­ti nella gestione delle cose importanti di una società. È quello che la giurisprud­enza definisce organo di fatto». E nella fattispeci­e Sansonetti «non era un semplice dipendente della Argo 1»: in seno alla ditta di sicurezza «ricopriva una posizione importante e aveva poteri decisional­i. Potrebbero esserci anche altri responsabi­li per il mancato versamento degli oneri assicurati­vi, ma pure Sansonetti deve essere al riguardo sanzionato».

Dal giudice il ‘capitano’ viene quindi riconosciu­to colpevole di uno dei tre reati addebitati­gli dalla Procura. Decreto d’accusa pertanto ridimensio­nato (la pp Lanzillo proponeva la condanna a 90 aliquote giornalier­e e a 500 franchi di multa). «Respingo anche l’imputazion­e di infrazione alla Legge sull’Avs, ma probabilme­nte non ricorrerò. Voglio lasciarmi alle spalle tutta questa storia – dichiara alla ‘Regione’ Sansonetti, difeso dall’avvocato Olivier Ferrari –. Sono invece molto soddisfatt­o per essere stato assolto dai reati di coazione e abuso di autorità, dopo essere stato dipinto per anni come un tipo violento e che sequestra persone. Così non è».

 ??  ?? Ieri le sentenze: per un gendarme fu abuso di autorità e sequestro di persona. L’ex di Argo 1: non sono uno violento
Ieri le sentenze: per un gendarme fu abuso di autorità e sequestro di persona. L’ex di Argo 1: non sono uno violento
 ?? TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI ?? Sansonetti, 39 anni, ieri al termine del processo
TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI Sansonetti, 39 anni, ieri al termine del processo

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland