‘Sbagliò la polizia’
Eritreo minorenne ammanettato: condannato un agente, prosciolto Sansonetti
Il Giudice e il Capitano. L’uno di fronte all’altro nel giorno, ieri a Bellinzona, della sentenza. Sono da poco passate le 15.15 quando alla Pretura penale il giudice Siro Quadri tira le conclusioni: «La decisione è di proscioglimento dalle imputazioni di coazione e di abuso di autorità per i fatti descritti nel decreto d’accusa, ma è di condanna per infrazione alla Legge federale sull’assicurazione per la vecchiaia e i superstiti». La sanzione: 40 aliquote giornaliere, ciascuna di 30 franchi, poste al beneficio della condizionale per un periodo di prova di due anni e una multa, questa da pagare, di 240 franchi.
Viene dunque assolto da due dei tre reati contestatigli dal Ministero pubblico, Marco Sansonetti, il ‘capitano’, come lo chiamavano i suoi subordinati, i colleghi agenti privati della Argo 1, la società, di cui era il responsabile operativo, che dal 2014 ai primi mesi di due anni fa si è occupata della sicurezza – dietro mandato del Dipartimento sanità e socialità, incarico assegnatole e rinnovatole senza però la necessaria risoluzione governativa – di centri d’accoglienza per richiedenti l’asilo in Ticino. Fra cui quello di Camorino. Il bunker di Camorino. Dove la sera del 21 gennaio 2017 poliziotti della Cantonale avevano ricondotto, e affidato alla sorveglianza della Argo 1, un minorenne di origine eritrea turbolento, in condizioni psico-fisiche alterate dal consumo di alcol, come sostenuto dalla Procura: il giovane rimase ammanettato per diverse ore al palo della doccia. Un episodio sfociato, penalmente, in decreti d’accusa a carico dei gendarmi coinvolti e di Sansonetti. Decreti ai quali sia i primi sia il secondo hanno fatto opposizione. Ieri i verdetti (vedi anche pagina 6).
Il giudice: al di là del penale fu una brutta storia
«Al di là del penale – premette il giudice Quadri – questa è una brutta storia. Qualcosa è sicuramente andato storto» quel 21 gennaio del 2017: «Dispiace apprendere che per gestire un minorenne si sia dovuto ricorrere all’uso di manette, per diverse ore e in una situazione di estremo disagio». Esaminando l’accaduto dal profilo penale, altre però sono le valutazioni, perlomeno con riferimento alla posizione di Sansonetti. Al ‘capitano’ «non è possibile ascrivere il reato di coazione», afferma il pretore. Certo, «le frasi» di Sansonetti all’indirizzo del ragazzo eritreo «non erano belle, ma sul piano giuridico non erano sufficientemente forti da indurre la persona, la presunta vittima, a fare (o non fare) qualcosa che non avrebbe mai fatto». Inoltre la versione del ragazzo «diverge» da quella del ‘capitano’. Insomma «non ci sono prove che mi hanno permesso di capire cosa sia esattamente successo» quella sera. Né coazione, né abuso di autorità (dato che il compito di sorvegliare i centri per richiedenti l’asilo era stato assegnato alla Argo 1 dal Dss, ovvero dal Cantone, il ‘capitano’ agiva come un funzionario). Sansonetti «non ha ammanettato il ragazzo, lo ha preso in consegna su ordine della polizia, l’ha tenuto» nella struttura di Camorino «e lo ha ‘gestito’ piantonandolo per un po’: ma non c’è la prova granitica che ha fatto quanto viene descritto nel decreto d’accusa». E pertanto «anche in virtù del principio ‘in dubio pro reo’ non è possibile dire con la sicurezza giuridica necessaria» che Sansonetti «abbia commesso un abuso di autorità» a danno del giovane.
Saltano due imputazioni, il giudice conferma però il terzo reato contestato dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo: l’infrazione alla Legge sull’Avs. E ciò in relazione a ore straordinarie saldate in contanti ai collaboratori della Argo 1 da Sansonetti, «tramutate» tuttavia in rimborsi spese per non versare gli oneri assicurativi. «Secondo la giurisprudenza del Tribunale federale, il datore di lavoro non è solo quello iscritto al Registro di commercio – rileva Quadri –. È anche chi ha poteri determinanti nella gestione delle cose importanti di una società. È quello che la giurisprudenza definisce organo di fatto». E nella fattispecie Sansonetti «non era un semplice dipendente della Argo 1»: in seno alla ditta di sicurezza «ricopriva una posizione importante e aveva poteri decisionali. Potrebbero esserci anche altri responsabili per il mancato versamento degli oneri assicurativi, ma pure Sansonetti deve essere al riguardo sanzionato».
Dal giudice il ‘capitano’ viene quindi riconosciuto colpevole di uno dei tre reati addebitatigli dalla Procura. Decreto d’accusa pertanto ridimensionato (la pp Lanzillo proponeva la condanna a 90 aliquote giornaliere e a 500 franchi di multa). «Respingo anche l’imputazione di infrazione alla Legge sull’Avs, ma probabilmente non ricorrerò. Voglio lasciarmi alle spalle tutta questa storia – dichiara alla ‘Regione’ Sansonetti, difeso dall’avvocato Olivier Ferrari –. Sono invece molto soddisfatto per essere stato assolto dai reati di coazione e abuso di autorità, dopo essere stato dipinto per anni come un tipo violento e che sequestra persone. Così non è».