Il Festival ha scelto i suoi Giovani (e Tecla è un talento)
Di certo, per ora, ci sono i superospiti Al Bano e Romina (sempre e per sempre, e non è De Gregori, ma una maledizione) e Tiziano Ferro tutti i giorni (proprio tutti). Ma su Sanremo in partenza si può già scommettere che sarà il Festival delle giacchette di Amadeus, che giovedì sera ha annunciato gli otto giovani, scelti (qui evidenziati in grassetto) da più giurie, compresa quella in studio, un tantino su di età: “Se qualcuno dovesse morire, lo faccia durante la pubblicità”, supplica Piero Chiambretti, che al suo fianco ha Pippo Baudo, Antonella Clerici, Carlo Conti e Gigi D’Alessio. Gli applausi sono tutti per Re Pippo, del quale si ricorda l’avere inventato i Giovani e quindi via con l’archivio: l’Eros Ramazzotti di ‘Terra promessa’, i Negramaro di ‘Tutto scorre’, il Gabbani di ‘Amen’ e un degno ricordo del fu Alex Baroni nell’indimenticata ‘Cambiare’, Sanremo 1997. Già ascoltate su Rai e Rai Play, le 10 canzoni giunte in finale tra 842 proposte si sono scontrate l’una contro l’altra in nome di Maria (se Baudo ha inventato i Giovani, la De Filippi ha inventato la rissa tra Giovani) per 5 vincitori da aggiungersi ai due selezionati dai 740 di Area Sanremo e alla vincitrice di Sanremo Young. Per la quale segue ora capitolo a sé.
Canta bene e non è una colpa
C’è un vero talento, tra Giovani che alcuni sono già Vecchi. Canta senza l’autotune (correttore d’intonazione, una specie di Viagra per gli stonati) perché sa cantare e la cosa non è, come pare oggi, una macchia sulla reputazione. Tecla Insolia (scioglilingua, da cui il nome e basta) è stata l’unico buon motivo per guardare ‘Sanremo Young’, gara tra bimbi già isterici da successo (lei no, ha la calma dei forti) che le ha consegnato l’accesso diretto all’Ariston; la si ricorda duettare in quell’occasione con Ron in ‘Vorrei incontrarti fra cent’anni’, da veterana. All’Ariston avrà 16 anni come la Cinquetti di ‘Non ho l’età’; canterà ‘8 marzo’, brano che parla di donne e non ha i soliti autori; dice “Siamo petali di vita che faranno un giorno la rivoluzione”, dice “So la differenza tra uno schiaffo e una carezza”, che pare scritta per Fiorella o altra voce femminile che se l’è lasciata sfuggire. Tecla ha 15 anni ma canta come ne avesse 40. E nemmeno questa è una colpa.
Chiamami Achille
Sfida n.1. Il 19enne Thomas fulminato da Michael Jackson canta e balla ‘Ne 80’, citando “Queen e Sting e ‘Billy Jean’”. Addosso al giovane, la canzone risulta moderna come ‘My Way’ (ma non quella di Sid Vicious). La sfida la vince Leo Gassmann, figlio di Alessandro, nipote di Vittorio, bello come i suoi avi, che alla Fabrizio Moro canta ‘Vai bene così’, provando a non essere il figlio di Gassmann (che dev’essere una gran scocciatura). Sfida n.2. I Réclame da Roma cantano e suonano ‘Il viaggio di ritorno’, onesto mattoncino indie-pop digeribile solo verso la fine, ma che un senso ce l’ha. E così sembra che ‘Due noi’ di Fadi – riccionese dai tratti africani e accento alla Valentino Rossi, che vince – sia una gran canzone (ma non è).
Sfida n.3. La diciassettenne Shari da Udine canta ‘Stella’ per l’amica Elisa che non c’è più; Marco Sentieri da Casal di Principe (Caserta) è un ex-bullizzato che canta la storia di un bullo e di un bullizzato in ‘Billy blu’, firmata dal defunto Giampiero Artegiani, giusto in mezzo tra Giorgio Faletti, Rocco Hunt e Federico Salvatore. La gara premia il secondo. Sfida n.4. Jeffeo (ma che nome è Jeffeo?), trapper di Cesano Boscone, se la gioca con Fasma, trapper romano con nome da infiammazione delle vie aeree e brano da incubo; la sfida si potrebbe chiamare “Sono il nuovo Achille Lauro, si sente?”; Jeffeo canta ‘Un due tre stella’ (“Mamma lavora stando in cassa e conta soldi che poi non sono i suoi” e “Ma tra le case popolari la rabbia poi ci ha resi popolari”), buon testo e autotune a palla; a Fasma il palco lo fa sentire «adatto», la musica gli dà speranza, le persone certezza, l’autotune la possibilità di cantare ‘Per sentirmi vivo’ (che a noi ci fa sentire morti).
L’importante è la simpatia
Sfida n.5. Gli allegri universitari col maglioncino chiamatisi Eugenio in via di Gioia hanno la stessa stucchevole simpatia dello Stato Sociale; non sanno cantare come Lo Stato Sociale, ma trovano sprazzi di Storie Tese in “Da quando Archimede non eureka più”. Invece Avincola – «Il figlio segreto di Lucio Dalla», cit. Gigi D’Alessio – è un giovane romano che fa il rider e canta la precarietà dell’amore e del lavoro (vuole scoprire se facendo il cantante si resta precari: chi glielo spiega?). ‘Un rider’ è brano non indimenticabile ma onesto, Avincola non è Dalla ma è credibile: e infatti vincono gli Eugenio in via di Gioia, perché fanno ballare.
‘Sono di Brescia, si sente?’
Mancano i due vincitori di Area Sanremo. Il primo è l’Ilva, ‘Il gigante d’acciaio’, quello che “quando c’è vento nel mio quartiere non si può giocare”. ‘Il gigante d’acciaio’ è la canzone di Gabriella Martinelli (tarantina) e Lula (romana), un pop-rock che parla, lo dice la fabbrica, di Taranto. Il secondo è il 25enne maestro elementare Matteo Faustini che (incredulo) canta la bella ‘Nel bene e nel male’; non dice “pota!” ma ringrazia «tutti a Brescia, credo che si sente», sufficiente per capirne le origini. L’incipit
è destinato a fare la storia degli incipit (belle anche le montagne che “eran barriere, adesso sono un bel paesaggio”). Sarà lui, Faustini da Brescia, come Leali da Nuvolento (Fausto), che ci salverà dall’autotune di Fasma?
Sanremo Giovani è finito, inizia Porta a Porta con Peppino Di Capri che canta ‘Last Christmas’ e lo si perdona, perché lui ha fatto quindici Festival di Sanremo e nel ’65 ha aperto il concerto dei Beatles (e Achille Lauro invece no).