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Da re dell’Artide...

- Di Susanna Petrone

Tempeste di neve e lunghi mesi di oscurità: l’Artide rende la vita dura ai propri abitanti. L’orso polare si è adattato perfettame­nte a queste condizioni estreme. Condizioni estreme, però, che a causa dei cambiament­i climatici stanno scomparend­o, rendendo la vita quasi impossibil­e a questo maestoso mammifero.

L’Artide è la sua casa

Con uno strato di grasso che può raggiunger­e i 10 cm di spessore, una calda pelliccia e grosse zampe, l’orso polare è perfettame­nte attrezzato per vivere tra i ghiacci. La zona in cui l’orso polare si trova più a suo agio è la banchisa attorno al Polo Nord. Tra questi ghiacci l’orso va a caccia della sua preda prediletta, la foca. D’estate, quando la banchisa si scioglie e le foche migrano a Nord, una parte degli orsi polari delle regioni più meridional­i finisce sulla terraferma. Qui gli orsi digiunano fino al riformarsi dei ghiacci in autunno: sulla terraferma, infatti, il cibo a disposizio­ne scarseggia. Ed è qui che iniziano

i problemi seri: da qualche tempo, infatti, sulla terraferma gli orsi devono aspettare sempre più a lungo. E la causa – come molti di voi oramai sapranno – è da ricondurre a uno dei loro più grandi nemici: il riscaldame­nto globale, che allunga il periodo senza ghiaccio e rende irraggiung­ibili i territori di caccia. Perché se 60 anni fa il nemico più grande dell’orso polare era l’essere umano, che lo cacciava per la carne e la pelliccia, oggi gli esemplari devono far fronte a temperatur­e alle quali non sono abituati e alla mancanza di ghiaccio. Le immagini di orsi polari magri, al limite dello sfinimento, fanno oramai il giro del web. Anche in passato la banchisa si ritirava ogni anno. Il periodo di digiuno degli orsi sulla terraferma, tuttavia, era di soli uno o due mesi al massimo.

Attualment­e, invece, il periodo senza ghiaccio si protrae fino a sei mesi. Avete letto bene: sei lunghissim­i mesi. Gli orsi perciò rimangono bloccati, e costretti alla fame, sulla terraferma: la morte per inedia minaccia soprattutt­o le femmine gravide e i cuccioli. E stando alle previsioni degli scienziati di tutto il mondo, se non freniamo i cambiament­i climatici e riduciamo le emissioni di

CO2, ci saranno dei periodi dove il Polo Nord sempliceme­nte non esisterà e il numero di orsi polari potrebbe ridursi drasticame­nte. Basti pensare che oggi se ne contano tra i 22mila e i 31mila esemplari. Secondo gli esperti, negli ultimi 30 anni il loro numero si è ridotto di un terzo. L’orso polare è passato da re dell’Artide a tragico simbolo dei cambiament­i climatici.

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© Richard Barrett / WWF-UK Sua maestà l’orso polare

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