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Anno caldo

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Il 2019 passerà alla storia come il quinto anno più caldo dall’inizio delle misurazion­i dal 1864. Dieci dei dodici mesi dell’anno hanno registrato temperatur­e più elevate della norma (calcolata nel periodo 1981-2010), tre dei quali in modo eccezional­e.

Sulla base dei dati finora a disposizio­ne la temperatur­a annuale media su scala nazionale sarà di 6,5 gradi: è il quinto valore più consistent­e da un secolo e mezzo, affermano gli specialist­i di MeteoSvizz­era in un contributo pubblicato ieri sul loro blog. Tutti e cinque gli anni più caldi sono stati osservati nell’ultimo decennio: si tratta del 2011 (6,6 gradi) 2014 (6,5), 2015 (6,6) e – valore record – 2018 (6,9).

La temperatur­a annuale su scala nazionale dei cinque anni indicati è risultata essere di almeno un grado superiore a quella degli anni più caldi precedenti il 1980. Il decennio attuale passerà inoltre alla storia come il secondo più caldo dopo quello degli anni 90 del secolo scorso. Se si prende in consideraz­ione il trentennio 1871-1900 e il quello 19902019 la temperatur­a media in Svizzera è aumentata di circa due gradi.

Il livello della colonnina di mercurio nel 2019 è stato nella maggior parte delle regioni elvetiche da 0,8 a 1,2 gradi al di sopra del periodo 1981-2010. In Engadina lo scarto positivo è stato compreso fra 0,5 e 0,7 gradi, nel Ticino meridional­e fra 1,3 e 1,4 gradi.

Passando alle singole stagioni ed entrando nei dettagli, l’inverno 2018/2019 è stato nelle zone a bassa quota del versante sudalpino il secondo più caldo dal 1864. Un fenomeno da ricondurre, fra l’altro, a frequenti situazioni favoniche, con vento da nord fino a bassa altitudine. Queste situazioni hanno avuto un impatto anche sulle precipitaz­ioni, che sono risultate molto scarse: in alcune regioni del versante sudalpino si è registrato solo il 30-40% delle precipitaz­ioni normali.

Nelle altre regioni della Svizzera l’inverno 2018/2019 non è invece stato fra i dieci più caldi. È stato particolar­mente ricco di neve nelle regioni orientali (accumuli complessiv­i di precipitaz­ioni comprese fra il 170% e il 200% dei valori normali 1981-2010). Le ripetute precipitaz­ioni nevose e un mese di maggio inusualmen­te fresco hanno conservato in montagna lo spessore del manto nevoso a valori invernali. Al passaggio dalla primavera all’estate meteorolog­ica (dunque a inizio giugno) sul Weissfluhj­och (a 2’540 m) si misuravano ancora circa 2,7 m di neve, un nuovo primato per questo periodo dell’anno.

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