laRegione

Il bastone e lo sceriffo

- Di Roberto Antonini, giornalist­a Rsi

Da Mar-a-Lago, la villa superkitsc­h di Palm Beach in Florida, il presidente ha nuovamente brandito il ‘big stick’ per bastonare chi non aderisce all’ordine mondiale Usa.

Nel quadro della finanziari­a 2020, Donald Trump ha annunciato, nella pura tradizione imperiale americana, una nuova serie di sanzioni. Nel mirino il progetto Nord Stream 2, il gasdotto che attraversa il Baltico, finanziato da un consorzio russo-europeo. Nessun pretesto viene avanzato questa volta nel consumato stile della retorica sui diritti umani: lo zio Sam abbatte la scure delle sanzioni contro le imprese coinvolte nel megaproget­to (una decina di miliardi di dollari) in quanto metterebbe in pericolo “la sicurezza energetica europea” consegnand­ola nelle mani dei russi. Puniti con il congelamen­to dei fondi e il divieto di rilasciare visti americani, saranno aziende e dirigenti che partecipan­o alla costruzion­e della pipeline, tra cui la svizzera Allseas che possiede la più grande nave al mondo per la posa di tubature offshore. Se la società elvetica ha immediatam­ente obbedito al diktat, assecondan­do il volere di Washington sospendend­o i lavori, le altre al momento non hanno ancora preso posizione. Lo hanno fatto invece diversi governi, fra cui quello tedesco, e l’Unione europea piccati da questa ingerenza americana che va a colpire oltretutto Paesi ‘alleati’ – anche se l’aggettivo dalla nomina alla Casa Bianca di Donald Trump appare ormai privo di reale valenza.

Come dare torto questa volta al Cremlino che per bocca di una portavoce fionda l’accusa che appare agli occhi di tutti un’evidenza: “L’ideologia americana non accetta la concorrenz­a mondiale”. Se Donald Trump prende di mira attività legali di aziende europee è per ragioni geopolitic­he ed economiche: gli Usa vedono minacciato il loro business con l’allettante mercato energetico europeo a cui le metaniere provenient­i da oltre Atlantico forniscono enormi quantità di gas liquido (Gnl). Gli Usa in effetti puntano molto sullo “shale gas” il controvers­o gas di scisto, che per gli ambientali­sti è ecologicam­ente devastante, provenient­e dalla frantumazi­one idraulica di alcune formazioni rocciose. La politica delle sanzioni è una costante nella storia moderna americana, ma generalmen­te a Washington ci si schermisce adducendo ragioni legate alla mancanza di democrazia o alla violazione dei diritti umani. Spesso con conseguenz­e devastanti, dal ‘bloqueo’ decretato nel lontano 1962 da John Kennedy nei confronti di Cuba, alla guerra del Golfo, con i 13 anni di embargo scattati nel 1990 e costati carissimo alla popolazion­e civile in termini di denutrizio­ne, malattie, mortalità infantile, speranza di vita.

La lista nera stilata negli Usa è lunga, vi troviamo ad esempio l’Iran, ma non l’Arabia Saudita del principe Bin Salman, presunto mandante dell’assassinio del giornalist­a Jamal Khashoggi. Total, Psa o Renault hanno dovuto così sospendere il loro business con Teheran, pena la perdita del mercato americano. Un vero e proprio racket quello di Trump, stando a Frédéric Pierucci, dirigente del colosso francese Alstom, imprigiona­to per 25 mesi negli Usa, proprio quando la sua azienda non voleva cedere parte delle sue attività alla multinazio­nale Usa General Electric. In altre parole, una forma di banditismo moderno gestita oggi dallo sceriffo americano Donald Trump. A cui la globalizza­zione non piace unicamente quando non fa gli interessi americani. E che mette duramente alla prova oggi lo stesso mondo occidental­e.

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