L’Udc cerca un altro presidente
L’esito elettorale non è stato brillante, Albert Rösti annuncia le dimissioni per la primavera L’arretramento alle federali di ottobre (12 seggi in meno) tra le motivazioni che hanno portato il bernese a lasciare
Berna – Il presidente dell’Udc Albert Rösti lascerà la carica in primavera, dopo quattro anni alla testa del partito. Lo ha indicato lui stesso in un’intervista pubblicata dal ‘SonntagsBlick’. Il consigliere nazionale bernese afferma di voler trarre conseguenze dall’arretramento dell’Udc alle federali dello scorso autunno. La decisione a questo punto è obbligatoria, sostiene il 52enne. “Il presidente viene eletto ogni due anni, ma un partito funziona secondo un ciclo di quattro anni. Il compito consiste ora nel formare un presidente per le elezioni del 2023”. L’Udc è uscita fra gli sconfitti dalle elezioni di ottobre, perdendo dodici seggi in Parlamento. E ciò malgrado abbia confermato, per la sesta volta, di essere il primo partito del Paese, con una percentuale del 25,8%. Rösti afferma anche di non avere lo spirito di un riformatore, ma di un ideatore. “Sono poco incline a condurre i partiti cantonali con il pugno di ferro”, aggiunge, rilevando come il futuro presidente dell’Udc dovrà invece dedicarvi molto tempo, perché “c’è molto lavoro da svolgere”.
Ora intende concentrarsi sul suo mandato di consigliere nazionale e sul suo lavoro a tempo parziale come sindaco di
Uetendorf, comune di 6mila abitanti nei pressi di Thun (Berna). Padre di due figli, nell’intervista ricorda che, a differenza degli altri partiti, la presidenza dell’Udc non è retribuita. Anche la questione del suo futuro professionale a lungo termine ha quindi svolto un ruolo non indifferente nella sua decisione. Ingegnere agrario, cresciuto in una famiglia di agricoltori a Kandersteg, nell’Oberland bernese, egli gestisce la sua società ‘Büro Dr. Rösti’. Fornisce consulenza a politici e rappresentanti dell’economia soprattutto nei settori dell’energia, della pianificazione territoriale, dell’ambiente e dell’agricoltura.
Alla domanda se il suo atteggiamento conciliante corrisponda davvero allo stile Udc, Rösti risponde che “un partito che negli ultimi anni è cresciuto così rapidamente aveva bisogno di una figura equilibrata. Essere gentili non è una brutta cosa”.
Rösti è stato eletto in Consiglio nazionale nel 2011, dopo aver mancato nel 2010 l’entrata nel governo bernese. Alle federali del 2015 non è riuscito ad accedere al Consiglio degli Stati. Giunto terzo dietro agli uscenti Werner Luginbühl (Pbd) e Hans Stöckli (Ps), ha rinunciato a presentarsi al secondo turno.
È diventato presidente dell’Udc per la prima volta nel 2016, succedendo a Toni Brunner. Il suo mandato è stato rinnovato due anni dopo. Sotto la Cupola di Palazzo federale si è concentrato su temi come la lotta contro l’adesione all’Ue, l’asilo, la sicurezza, portando avanti una politica economica liberale. È considerato moderato nel tono ma fermo nella sostanza.
È stato attivo nella difesa dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, accettata dal popolo nel 2014, e ha poi guidato la campagna elettorale in Svizzera tedesca per le federali del 2015, prima di essere eletto alla testa del partito un anno dopo. Alle elezioni del Consiglio nazionale dello scorso ottobre, ha ottenuto il miglior risultato fra i parlamentari. Con 128’252 voti, ha addirittura superato i suoi colleghi di Zurigo, cantone più popoloso.
Il rammarico del partito
In una nota diffusa in mattinata, l’ufficio di direzione dell’Udc prende atto con grande rammarico della decisione di Rösti. L’assemblea ordinaria dei delegati del 28 marzo dovrà designare il suo successore. L’Udc ringrazia Rösti “calorosamente per il suo formidabile impegno in favore del partito”. Ricorda che si è sempre battuto in prima linea per la formazione politica, “dunque per una Svizzera libera, sicura e indipendente”. L’ufficio di direzione comprende comunque la scelta del suo presidente. Deciderà a inizio 2020 la strategia da seguire.
Dopo l’annuncio i media non hanno tardato a fare i primi nomi dei possibili successori. Il consigliere nazionale lucernese Franz Grüter e il capo del gruppo parlamentare Udc, lo zughese Thomas Aeschi, hanno annunciato di non volersi candidare.