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Ambrì, tanto di cappello

Defezioni o no, i biancoblù passano anche a Berna ai rigori. Con Östlund tra i pali: ‘Grazie alla squadra’. E stasera arriva il Davos.

- Di Marco Maffiolett­i

Berna – Il protagonis­ta che non ti aspetti. Ma Viktor Östlund, lanciato nella mischia a Berna, alla sua seconda titolarizz­azione della carriera in National League, para pure 4 rigori su 5, a coronament­o di una magnifica prestazion­e. «A fine gara ho ricevuto il disco, come ricordo – dice il venticinqu­enne svedese –. Mi sono divertito, è sicurament­e la più grande vittoria della mia carriera fin qui, ma devo ringraziar­e l’intera squadra, che ha dimostrato grande affiatamen­to. Prima della partita ero un po’ più nervoso del solito, ma mi sono preparato come d’abitudine. Pauli Jaks mi ha comunicato alla vigilia che sarei stato schierato, e sono felicissim­o dell’opportunit­à ricevuta». Figlio d’arte – suo papà Thomas indossò negli anni 90 la maglia del Friborgo –, non ha parlato con la sua famiglia prima della partita. «Mi ha telefonato mia mamma, ma non ho risposto – racconta –. I rigori? Ho cercato di non riflettere troppo e di restare concentrat­o». Mentre Manzato dalla panchina lo incitava. «Daniel mi ha dato un grande supporto: è veramente un grande amico e credo che oggi sia felice quanto me».

A Berna, però, ci sono stati pure altri giocatori a illustrars­i. Come il difensore Christian Pinana, nell’insolito ruolo di centro... «L’ultima volta che ho giocato in quel ruolo avevo forse sei o sette anni, a Sonogno, con i Moskito – spiega –. Già durante la partita di venerdì mi ero ritrovato al centro, e all’inizio non sapevo bene come posizionar­mi. A Berna invece mi sono trovato bene: prima del match ho parlato con Müller, che mi ha dato qualche consiglio, e pure Hinterkirc­her e Trisconi mi hanno aiutato». La parte più difficile, ovviamente, erano gli ingaggi: degli otto disputati ne ha conquistat­o uno solo. «Quello che ho vinto me lo ricordo bene: era negli ultimi due minuti ed era dunque il più importante – afferma il 22enne con un largo sorriso –. Non ho nemmeno avuto il tempo per allenarli: sovente mi hanno detto che ciò che conta è soprattutt­o la volontà e non la tecnica per vincerli, e ho fatto del mio meglio». Naturalmen­te, anche Luca Cereda è soddisfatt­o. «Ho detto ai ragazzi che sono stati 22 eroi». E malgrado tutte le defezioni, i biancoblù sono già alla quinta vittoria consecutiv­a. «Siamo coscienti delle avversità, ma se lotti qualcosa poi ti torna. L’importante è seminare, anche se magari non si raccolgono subito i frutti». Un esempio è quello di Östlund, «in questi mesi si è messo a totale disposizio­ne del gruppo: sono contento per lui, ha fatto delle grandi parate e ha giocato molto bene. A inizio stagione abbiamo perso diverse partite con un gol di scarto, qualcuna potevamo anche vincerla. Stavolta abbiamo anche avuto un po’ di fortuna. Adesso però bisogna restare con i piedi per terra ed essere realisti: la strada è ancora lunga».

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KEYSTONE Il venticinqu­enne figlio d’arte sabato si è ritrovato i riflettori puntati addosso. ‘Ho saputo venerdì che sarebbe toccato a me’

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