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Lugano, Serge guarda davanti

A Davos prima sfortunata per il nuovo coach Pelletier. ‘Bene l’atteggiame­nto, ora c’è da lavorare su fase offensiva e automatism­i’.

- Dall’inviato Christian Solari

Davos – Neppure il tempo di venir presentato alla stampa, ma soprattutt­o alla squadra, che sabato sera per Serge Pelletier era già tempo di panchina. Infatti, sino a fine stagione (almeno) è lui il nuovo direttore d’orchestra in casa Lugano. «Ma in vita mia ho firmato contratti di tutti i tipi, dai quattro anni ai tre mesi, per me poco cambia» dice il 45enne coach del Québec. Che sul ghiaccio della Vaillant Arena deve fare i conti con una prima sconfitta, pur se non si può certamente ancora parlare di nuovo corso, siccome lo staff tecnico verrà completato solo nelle prossime ore, quando si insedieran­no i suoi due assistenti, Rob Cookson – che dovrà prima ottenere il permesso di lavoro – e Paul Di Pietro. Insomma, difficilme­nte saranno entrambi della partita stasera, nell’ultimo impegno dell’anno contro il Losanna. «Sabato ciò che mi è piaciuto è stato soprattutt­o l’atteggiame­nto dei ragazzi – spiega Pelletier –. Naturalmen­te non si può dire che sia stato tutto perfetto. Direi soprattutt­o che dobbiamo lavorare sugli automatism­i. In particolar modo sulla fase offensiva, pensando al fatto che contro il Davos abbiamo perso qualche disco di troppo». Alcune, primissime indicazion­i la squadra le ha però già ricevute. «Il Lugano l’avevo visto giocare parecchie volte – aggiunge –, quindi mi ero già fatto un’idea delle cose su cui possiamo lavorare. Prima della trasferta abbiamo toccato alcuni punti, ma non ho voluto parlare di troppe cose nello spogliatoi­o, perché sennò la squadra sarebbe andata sul ghiaccio con la testa come un pallone».

Alla fine, però, nei corridoi del rinnovato impianto grigionese a prevalere è soprattutt­o il rammarico, per una sconfitta nata da un paio di episodi, a cominciare dal coach’s challenge infruttuos­o al 44’, che il Davos ha addirittur­a sfruttato per girare la partita. «No, una cosa del genere in vita mia non l’avevo mai vista – commenta Romain Loeffel –. Però è altresì vero che a quel punto avevamo ancora il tempo per recuperare. E forse non abbiamo avuto occasioni a vagonate, ma quelle che abbiamo avuto avremmo dovuto sfruttarle». Tra le più clamorose, quel tiro di Chiesa trasformat­osi un uno spiovente, respinto in tuffo dall’incredibil­e Nygren grazie a una manata sulla linea di porta... «Ha fatto ciò che andava fatto, e l’ha fatto bene, sventando il pareggio con un intervento d’emergenza eseguito con pulizia, senza chiudere la mano – commenta Loeffel –. A mio modo di vedere, però, non è stato quell’episodio a costarci la partita. In ogni caso, ora ci rimetterem­o al lavoro con Serge Pelletier e i suoi assistenti che arriverann­o: ci siamo messi in una situazione molto difficile, lo sappiamo bene, ma nulla è impossibil­e. E davanti a noi c’è la pausa natalizia, in cui potremo lavorare al nuovo sistema». Nell’attesa che altri, come lo stesso Loeffel, autore addirittur­a di quattro gol nelle ultime due partite, più altri quattro la settimana prima in Nazionale, finiscano con lo sbloccarsi. «Credo che sia scattato qualcosa a livello mentale. Del resto, nello sport in generale, è nella testa che iniziano i cambiament­i – spiega il numero 58 –. Prima le cose non andavano bene non soltanto per la squadra, ma pure per me stesso: diciamo che sono uno a cui piace avere un ruolo importante nella squadra, e prima non avevo l’impression­e che fosse veramente così. A me piacciono le responsabi­lità, e quando sento di averne la cosa mi aiuta, perché riesco a giocare in maniera più rilassata».

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KEYSTONE ‘Avevo già visto più volte la squadra giocare, quindi m’ero fatto un’idea’, dice il canadese

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