’Ndrangheta, un garage nel Luganese
È fra gli indagati e aveva avviato un’attività in Ticino
È tra gli indagati della maxi operazione anti-’ndrangheta denominata ‘Rinascita-Scott’ che ha portato la scorsa settimana all’esecuzione di oltre trecento ordinanze di custodia cautelare (vedi ‘laRegione’ di venerdì 20). E da qualche mese aveva un’attività in Ticino, dove in marzo avrebbe aperto un garage, nel Luganese. È uno dei risvolti elvetici, di cui ha riferito ieri sera il Telegiornale della ‘Rsi’, dell’inchiesta della magistratura italiana contro il clan Mancuso. Il 38enne residente ancora in Calabria è finito in manette giovedì scorso, a due passi dal confine, ha indicato ancora il Tg. Secondo gli inquirenti nel 2018 avrebbe fornito supporto logistico, tenendo in custodia per conto delle cosche un fucile calibro 12 e uno scooter usati per un’intimidazione a una famiglia rivale: una macchina crivellata di colpi.
Dalle carte emerge inoltre un conto bancario aperto in Svizzera su cui erano finiti 3 milioni di euro. Transitata in una società del Liechtenstein, la somma sarebbe poi stata impiegata per acquistare un hotel a San Giovanni Rotondo. Un ruolo lo avrebbe avuto l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, finito dietro le sbarre, che avrebbe fatto un favore alle cosche: “Portava i soldi in Svizzera”, si legge nelle carte consultate dai colleghi del Tg.
Come spiegato giovedì nella conferenza stampa dalle forze dell’ordine e alla quale ha partecipato anche il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, da tempo in prima linea nella lotta alla ’ndrangheta, le indagini hanno svelato collusioni con politici, rappresentanti delle istituzioni e massoni calabresi. L’inchiesta conferma la capacità della ’ndrangheta di infiltrarsi nel tessuto economico anche svizzero, in questo caso ticinese.