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Spengler a tinte biancoblù

Per Nicola Mona, direttore generale dell’Ambrì Piotta, ‘la nostra partecipaz­ione è un investimen­to su più fronti’

- Di Moreno Invernizzi

Dici Coppa Spengler e subito, inevitabil­e, le parole che ti balzano alla mente sono sport e spettacolo. Perché è su questa passerella, incastonat­a tra le vette solitament­e imbiancate del Jakobshorn e del Weissfluh, che nel magico periodo che corre da Santo Stefano a San Silvestro, sport e spettacolo si fondono per dare vita al torneo più prestigios­o in assoluto. Che per la 93esima edizione della sua storia, per la prima volta, vedrà impegnato anche l’Ambrì Piotta. «Per me è come un sogno che si realizza – sottolinea il direttore generale dei biancoblù Nicola Mona –. Fin da piccolo, la Coppa Spengler rappresent­ava un ‘must’ del periodo delle festività: la seguivo sempre, o alla television­e o, quando ne avevo l’occasione, sul posto con la mia famiglia. Ricordo che allora, indipenden­temente da quale fosse, tifavo per la squadra che nelle sue file aveva il rinforzo biancoblù». A questa 93esima edizione, invece, Nicola Mona avrà tutta una squadra per cui fare il tifo: la sua... «Il fatto di potervi partecipar­e come squadra è evidenteme­nte il massimo dell’emozione: un vero e proprio privilegio. Per me come per la società, a cominciare dai giocatori. Il fatto che gli organizzat­ori ci abbiano invitati è sintomo di apprezzame­nto del lavoro che stiamo portando avanti. Va anche detto che tra i due club vi è una grande intesa su più fronti; si pensi ad esempio al prestito di Egli come pure alla collaboraz­ione comune con i Rockets».

ADavos, ad ogni buon conto, l’Ambrì Piotta non ci andrà comunque solo per fare da comparsa: «Ci mancherebb­e! Ci andiamo per batterci e per arrivare il più distante possibile. Non abbiamo piani per San Silvestro, se non quello di far sì che la squadra sia sul ghiaccio a mezzogiorn­o».

Ambrì da vedere e gustare

La già ampia eco che il torneo suscita pure a ovest del San Bernardino è stata ancora più accentuata dalla presenza dell’Ambrì Piotta: i biglietti per la prima partita dei biancoblù sono andati a ruba: «Sì, avremo sicurament­e un bel seguito. La nostra prima partita è ‘sold out’ e mi aspetto che anche per quelle successive la Vaillant Arena sarà gremita».

Sul posto, ad accogliere i tifosi (biancoblù ma non solo loro), non ci sarà solo una ‘casa’, ma un intero ristorante: «Proprio così: abbiamo raggiunto un accordo con gli organizzat­ori per la gestione del ristorante principale dello stadio per tutto il torneo, accessibil­e anche senza biglietto per la partita. Sala e cucina saranno occupate dal nostro staff, diretto da un gastronomo ticinese che da anni gestisce un ristorante a Davos: Giovanni Croce. L’idea è quella di proporre una cucina tipicament­e ticinese. Si chiamerà ‘Casa biancoblù’; per noi, il punto di ristoro e di ritrovo è fondamenta­le: senza essere venali, rappresent­a una fonte di ricavo interessan­te per sostenere la trasferta». Già, i costi... Partecipar­e alla Spengler è sì un onore, ma anche un onere... «Lo considero un investimen­to. Arricchent­e almeno su tre piani. Primo fra tutti quello sportivo, visto che il torneo permette di confrontar­si con squadre molto blasonate e forti. Poi c’è la componente sociale, visto che per tutta la durata del torneo squadra e staff staranno assieme: ottimo per il teambuildi­ng. Prendo a prestito una metafora di Cereda: spesso, riferendos­i a questo periodo farcito di infortuni, il coach parla di lottare contro il vento contrario. Ecco, il miglior modo per contrastar­lo, nel ciclismo, è pedalare in gruppo. Ea Davos, stando assieme per più giorni, è appunto quello che faremo. Così facendo avremo più energie a disposizio­ne al momento dello scatto decisivo. Non a caso abbiamo investito molte ore per organizzar­e tutto nel dettaglio. Terzo aspetto, l’affinament­o di tutto ciò che consiste il lato organizzat­ivo: siamo un club piccolo, ma partecipan­do a eventi come Spengler e Champions, abbiamo la possibilit­à di mettere alla prova e far crescere tutto ciò che sta dietro le quinte. Andare alla Spengler è un investimen­to per la società, un investimen­to che facciamo con molta attenzione ma pure con passione».

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KEYSTONE Si rinnova la magia di Davos

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