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Valanghe, come si fa prevenzion­e negli impianti di risalita

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Slavine sulle piste da sci. È successo ad Andermatt una settimana fa, dove la massa nevosa ha travolto sei persone, tratte poi in salvo: sulle cause dell’incidente le autorità urane hanno aperto un’indagine. È accaduto due giorni dopo, ma in Italia, in Val Senales: stavolta con esito letale, tre le vittime. Nessuna conseguenz­a per l’ultima valanga, finita lunedì su una pista da sci a Sörenberg, in Canton Lucerna. «Siamo costanteme­nte in contatto con l’Istituto delle valanghe di Davos e ogni giorno procediamo a una serie di controlli», dice Karin Zanolini, responsabi­le dell’ufficio stampa della Impianti turistici Bosco Gurin. Dopo il fatto di Andermatt, aggiunge Zanolini, «non abbiamo ritenuto di dover adottare misure supplement­ari: siamo sempre stati vigili e continuere­mo a esserlo, per garantire la massima sicurezza sulle nostre piste. Ogni mattina, tra le 7 e le 7.30, i nostri addetti verificano la situazione sulle vette circostant­i la stazione. Se occorre provocare una slavina con delle mine, come si è fatto circa una settimana fa, si aziona il sistema Gasex, piccoli ‘cannoni’ piazzati sulle vette principali del comprensor­io oppure, nel caso in cui la zona non fosse ‘coperta’ da questo sistema, si ricorre all’elicottero». Durante la giornata, ricorda ancora Zanolini, «abbiamo inoltre sulle piste dei pattugliat­ori». Da Bosco Gurin ad Airolo. E anche nella stazione invernale leventines­e non sono state adottate misure supplement­ari. «Non abbiamo cambiato il nostro protocollo, che è già molto severo e accurato – spiega il direttore marketing della Valbianca Andrea Rinaldi, ricordando peraltro che «a ‘Pesciüm’ vi è un centro di raccolta informazio­ni sullo stato della neve che trasmettia­mo poi a Davos, all’Istituto delle valanghe». Ad Andermatt «era quasi impossibil­e prevedere quella valanga – sostiene Rinaldi –. Ricordo che il sabato prima non abbiamo aperto precauzion­almente uno ski-lift: il rischio valanghe era di grado 4, sceso in seguito a3, e oltretutto quel giorno l’elicottero non poteva alzarsi in volo a causa della nebbia. Alcuni clienti hanno reclamato, ma per noi la sicurezza viene prima di ogni cosa». Dice Luca Panziera di MeteoSvizz­era: «I mesi di novembre e dicembre sono stati particolar­mente nevosi in quota, ma la neve è risultata spesso bagnata, soprattutt­o quella caduta nelle ultime settimane, a causa dell’arrivo di aria piuttosto calda da sud. Questo ha causato un indebolime­nto del manto nevoso, che già non poggiava su un fondo ghiacciato». Da qui, l’aumento della possibilit­à di valanghe.

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